martedì 25 settembre 2007

Mura

Quattro mura.
Una finestra aperta.
Deve uscire sto' fumo... tutto quello che mi sta uccidendo, lentamente.
Un video acceso... F. mi fa compagnia. Una piacevole compagnia.
Una botta di vita. Alfabetica.
Davanti a me la prima didascalia.
Cosa può fare una coppia al mare, sotto un ombrellone con un giovane aitante sotto l'ombrellone accanto?
Donna stesa sul lettino, uomo a sedere su sdraio con parole crociate... giovane sdraiato sulla sabbia poco più a lato...
Stimola... entrambi, si. Il giovane dagli addominali scolpiti...
Perché ho questa immagine fissa che non riesco a sviluppare verbalmente come vorrei?
Pinter, Beckett, Sinisterra... una mistura contemporanea nella mia mente...
Figure staticamente classiche e rivoluzionarie.
Un Della Francesca, si. Attonite. Energiche dentro il loro involucro... Si scoprono lentamente... La Madonna del Parto... I duchi da Montefeltro...
La donna lo osserva di nascosto sotto gli occhialini scuri... prima scena.
L'uomo aspetta che la moglie vada a fare il bagno... gli chiede una parola verticale... seconda scena.
Meglio un buon bicchiere di vino... Rigorosamente Chianti.
Un brindisi a Paolo e Francesca, mio caro Dante, e ai tuoi ignavi, sodomiti, erranti navigatori...
Un'altra sigaretta.
F. è sparito dal mio video.
Entrambi che accerchiano il giovane... terza scena...
Ogni sfumatura di ogni possibile contatto... Ogni possibile desiderio umano... nascosto... celato... velato... evidente. Questo vorrei far dire a queste parole.
Accettare questo mio stile, questo mio desiderio... ogni possibile sfumatura per ogni contatto umano. Non gli estremi, no.
Sigaretta.
Le infinite sfumature...
Spalanco la finestra...
Le infinite, millesimali sfumature tra un qualsiasi estremo.
Cancello per l'ennesima volta il primo dialogo.
Quelle trascurate...
No, non ci siamo.
Il bicchiere di vino è finito, F. non torna, la donna non reagisce, l'uomo è troppo attratto, il ragazzo troppo sfuggente....
Pausa
Stasera una didascalia nella mia vita che dice: Pausa!
Perché cerchi ancora quelle emozioni? Mi chiedo.
Accetta ciò che passa... Che non è più.
Guardo le mura.
Altro bicchiere di vino...
Altra sigaretta.
No.
C'è ancora qualcosa da dire.
Qualcosa di diverso, di nuovo.
Di meno preparato.
E adesso amo queste mura... non avrò fretta di scaldarle.
Le parole verranno come verranno.
Non mi preoccuperò di ingiallirle.
Amo questo video...
Non avrò timore di far tardi...
...
UOMO:
"Quattro verticale..."
DONNA:
"Non c'è niente di più interessante"?
...
Stanno cominciando a vivere senza comunicare...
Li amo come queste mura, adesso.
Sigaretta.
Chianti.
Ciao F. bentornato. Alla tua salute, mio caro.
Fine

mercoledì 19 settembre 2007

Anita va a fare la spesa

ANITA VA A FARE LA SPESA



Personaggi:
Anita;
tre agenti di polizia.










ATTO I

SCENA I



la scena si apre tutta al buio; rumore di passi lenti e affaticati su scale esterne alla scena; i passi si soffermano e rumori di mani che frugano dentro una borsa; il respiro è ansimante; rumore di chiavi, chiavi che girano dentro una serratura; si apre una porta sul lato destro del palcoscenico dal punto di vista dello spettatore ed entra luce di scale in scena; compare in ombra la figura di una donna piuttosto robusta che rimette le chiavi in borsa e solleva da terra alcuni sacchetti della spesa; la donna entra in scena/casa e lascia la porta spalancata per la luce; si intravede una stanza con alcuni oggetti; la donna scompare nel buio della stanza e va a posare i sacchetti sul fondo scena, sicura dei suoi passi; poi torna verso la porta


ANITA

Non si sa mai, al giorno d’oggi.
Lasciare la porta aperta.
E pensare che da piccola…

La donna, prima di chiudere la porta cerca sopra un mobiletto a fianco una candela, la trova e l’accende; poi chiude la porta

… quando si giocava tutti insieme per la strada, senza paura. Le porte di casa erano tutte aperte. Niente macchine, niente delinquenti...
Anche perché cosa avevano da rubare? Erano tempi stanchi quelli, tempi di lavoro.

si intravede una stanza da monolocale con in fondo un piccolo cucinotto; le pareti scrostate e qualche stampa appesa sulla parete; una piccola cassettiera accanto alla porta con sopra la candela ed un vaso con fiori di plastica; a sinistra della scena, sempre dal punto di vista dello spettatore, un tavolino con due sedie, un armadietto e una porta chiusa; al centro del palcoscenico una cyclette con vari fili attaccati a vari oggetti e pareti della stanza; davanti alla cyclette, di spalle al pubblico, una televisione poggiata su un piccolo scaffale metallico

Tutti mezzi spogli e sporchi per le strade sterrate a giocare.
E si giocava con i tappi, con le figurine…. Che solo pochi si potevano permettere, i più fortunati, quelli che avevano la paghetta del fine settimana.
Perché le figurine costavano…

pausa

O a mosca cieca!
Quanto mi piaceva giocare a mosca cieca!
E a me piaceva fare la mosca, si.
Oh, vedi un po’! Tutti scappavano quando stava a loro fare la mosca ma io mi facevo sempre prendere per fare la mosca… cieca, appunto.

Sussurra

Perché sapevo dove si rimpiattavano. Ero furba, allora. Eh, se ero furba!

La donna si dirige verso il piccolo cucinotto e comincia a tirar fuori la spesa dai sacchetti

Non è come adesso, che non vedo niente. Allora ci vedevo, eccome. Sotto un fazzolettino piccolo e trasparente li vedevo tutti. Sceglievo io il fazzoletto. E vedevo il biondo sempre dietro il portone della cantina.
Ah! Che bello era il biondo!
Sembrava proprio uno straniero. Secco, ma biondo e con tante lentiggini che lo facevano sembrare un vichingo! Noi, invece, eravamo tutti scuri. Che vuoi. All’epoca era privilegiato il biondo. E per noi era uno straniero. Ma toccarlo e gridare… MOSCA!
Era un piacere. Era così secco, ma secco che faceva quasi impressione. Però, per tutte le ragazze era il massimo. Ed io l’ho toccato spesso… solo perché ero furba.

Si piega per aprire un piccolo frigorifero per infilarci qualche cespuglio di sedano

Allora si che ero furba…

Osserva il sedano

Era l’unico che non è aumentato!
Avrei voluto prendere le zucchine ma… fuori stagione… Signore mio! Un euro e trenta al chilo! Nemmeno una fetta di carne di manzo.
Infatti, stasera niente carne. Tanto è venerdì e quindi la carne non si dovrebbe mangiare…

Sorride

Solo verdure e sedano.
Speriamo che il frigorifero abbia tenuto fresco.

Si rivolge alla porta chiusa alla sinistra dal punto di vista dello spettatore

Capito?
Ti va bene un pinzimonio?
Mannaggia! Mi sono dimenticata l’olio!
Va bene. Faremo con l’aceto.. il pepe e… il sale. Eccolo qui!


Mentre prepara il pinzimonio

E poi, un giorno, me lo ricordo bene come fosse ora, era ottobre. Me lo ricordo bene per l’odore del mosto che era fuori per tutti i vicoli del vecchio paese. Un odore che non saprei spiegare. Come quei ricordi che non si possono raccontare perché sembrano non interessare più. Ma un odore che mi riporta indietro.
Quel giorno giocavamo a nascondino. Ed io e il biondo ci eravamo nascosti dietro uno di questi mucchi di mosto. Un caso, eh? Non si pensi male!
Un profumo… ma un profumo come…. Come di vino finito, aspro. Come odore acre di pelle.
E quella stupida della Mary che non ci trovava.
Così, nell’attesa, il biondo allungò la mano e lo tirò fuori.
Insomma tirò fuori quel piccolo budello rossiccio che aveva fra le gambe e mi disse: “Lo avevi mai visto?”.

Silenzio

Che intellettuale! “Lo avevi mai visto!”….
Invece di dire:”Prendilo!” Sarebbe stato più semplice, no? E meno nordico, insomma.
Da quel giorno ho detto a me stessa: “O scuri o nulla!”.
Restava il fatto che tutte le ragazzine del borgo mi avevano eletta la privilegiata del gruppo perché avevo passato il pomeriggio col figlio del ragioniere. Uno straniero, appunto!
E la Mary ci stava ancora cercando gridando: “Bomba!”.

Chiude il frigorifero e si stira la schiena

Bei tempi, allora.
Oggi, invece, si deve chiudere tutto. Porte, finestre, anfratti.
Ti entrano a rubare anche se hai due lire… Euro, o come si chiamano. Ma che importanza ha, ormai, per me!
Si presentano come gesuiti, o per proteggerti la tua pensione e ti rimpinzano il cervello di menate come: “Siamo qui per divulgare la parola del signore; compri questo libro e la sua strada sarà più limpida…”. Più limpida un tubo! Non ci vedo da qui a lì, figurati com’è chiara!
Oppure: “ La sua pensione la difendiamo noi, non si preoccupi Signora. Mi dica le sue generalità….”. Eccole le mie generalità: “Mio marito è morto pieno di debiti. Quelli li volete?”.
E come se la danno a gambe, i signori!

Ride; pausa

Assassini! Ma non vedete come si vive oggi? Andate da chi di sicuro vi darà qualcosa. Tanto di deboli ce ne sono ancora tanti al mondo. Non certo da me! Proprio non da me.

Si volta verso il cucinotto ed apre la piattaia sopra il lavandino, estrae un’altra bugia con la candela a metà e l’accende

Meno male che non fa più freddo. Il clima è cambiato e devo dire che se è il segno della fine del mondo a me non dispiace affatto. Perché fa più caldo e si deve lottare di meno.
Ci penseranno quelli che verranno dopo di me. D’altronde non sono stata io ad inventare lo smog!
Vado sempre a piedi, io. Oppure in bicicletta…

Ride; pausa

Il freddo. Quelli si che sono momenti duri. L’inverno scorso mi ha fatta a pezzi. Di freddo e di stanchezza. Però ho due gambe che sembrano due pali. Neanche un filo di cellulite. Guarda qua…

Si alza la sottoveste

Guarda che roba. Né un pelo, né un filo di cellulite. Sembro una palafitta! Tanta gente spende milioni in palestre e liftinghe… Guardate me, invece. Basta il freddo, il lavoro…

Si rivolge alla porta a sinistra dal punto di vista dello spettatore

Vero, tesoro?

Sottovoce

Se non avessi lui!
E’ sempre stato bravo con i suoi lavori di casa. Bricolagge? Si dice così? Se salta una lampadina, la sera stessa, nuova! Se si rompe il forno, la sera stessa, funziona! Trova sempre il rimedio a tutto, lui.
Il mio tesoro.
Sei stanco? Lo vuoi un pinzimonio?

Pausa

Di sicuro avrà mangiato in qualche pub o un Macdonald. Quelle cose tonde che fanno vedere alla televisione. Che non si capisce se son astronavi o pubblicità di playstascion.
Gli hamburghe sono così perfetti che ho provato a farli ma non mi vengono uguali. Come mai?
Anche il sapore. Il mio non sa di niente. Quello originale sa di tutto fuorché di carne! Con tutte quelle salse colorate… E’ diverso, via! Non c’è niente da dire. Anche se aggiungi aceto, sale, pepe…
Ma mi sono sempre chiesta che cosa mai ci metteranno? Nella carne, dico! Anche da ‘Foresto’,
il ristorante più famoso fuori dal centro città, dicevano che il ragù era buonissimo. Ci credo!
Era fatto col cibo per cani. Certo che era saporito. E chissà perché l’hanno chiuso, ‘Foresto’!
Io l’ho sempre detto. Nello stomaco c’è buio!

Pausa; si rivolge alla porta chiusa a sinistra della scena

Dormi, tesoro. Dormi. Che ti devi alzare presto.
Quel lavoro in tintoria lo distrugge.
Dormi, che alle cose di casa ci penso io.

pausa; tira fuori un gambo di sedano dal sacchetto della spesa, lo sciacqua e lo morde; mangia per qualche secondo poi riposa le foglie nella spazzatura; lentamente si dirige verso il mobiletto accanto alla porta d’ingresso e spenge la candela; resta accesa solo la candela nel cucinotto; poi va verso la cyclette al centro del palcoscenico

Adesso guardiamo un po’ di televisione.

monta sopra la cyclette e comincia a pedalare, prima lentamente e poi con più forza fino a quando non comincia a comparire qualche bagliore di luce elettrica ritmata alla velocità delle sue pedalate; accanto alla cyclette c’è un piccolo ripiano da dove prende un telecomando e accende la televisione; la televisione si accende e la luce riflessa su Anita è alternata alla sua velocità di pedalata così come l’audio; Anita prende il telecomando e comincia a cambiare canale

Oh!

Aumenta il ritmo della pedalata

Oh! C’è il reality show!
Quello della fattoria, delle vacche.... galline…. Guarda che roba!

Adesso pedala costantemente e la luce illumina tutta la scena così come la televisione manda un segnale audio e video quasi costante; Anita parla mentre ansima

Ma che giorno è oggi?
Non lo facevano il martedì?
Si, perché il giovedì fanno il biutifarm e… No, no. Era il grande gemello… Oddio!
Come si chiama. Cavolo, ce l’ho sulla punta della lingua…
Mamma mia che puttanaio!
E’ tutto un realiti.
Quella gommona con le labbra che sembrano quelle di un rospo. Guarda come civetta col fattore francese, dico! Bello, direi! Prima s’è passato la principessina, poi …
Oh, poveretto! Come è caduto in basso.
E quella mantide? Non faceva l’attrice di film sporcaccioni? Ma si può dire attrice? Che ne so. Penso di si, se lo dice lei. Ma che si è fatta ai capelli? Mamma mia sembra un… un tacchino!
Immagine? Questa la chiamano immagine?
Per me, non che me ne intenda ma l’immagine è quella di un grande quadro, con una Madonna o un paesaggio o della frutta….
A me, questa, pare malata!

Si rivolge alla porta alla sua destra

Sapessi tesoro, che divertente è questo realiti. E’ quello del martedì, si. Ma oggi… è martedì?
No, mi pare venerdì!
Boh!
Dormi, amore. Dormi che devi alzarti presto.
Questa maledetta tintoria lo distrugge. Però è sempre pane che si porta a casa. Servono soldi per questo impianto moderno. Non è un genio il mio tesoro? Guarda, guarda come si vede bene la televisione! E guarda che luce…

Anita comincia ad ansimare sempre più forte

Ma quando arriva la pubblicità? Credo… d’essere l’unica… ad aspettare… la pubblicità!

Si ferma e tutto diventa buio all’improvviso, illuminato solo dalla candela

Solo un momento. Solo… un mom…ento…
Oggi non serve pedalare per il riscaldamento… Quello si che stanca… Ma il freddo è già passato, a meno che questo tempo matto non faccia scherzi.

Con tono carezzevole

E il mio tesoro dorme?

Pausa. Con tono freddo

Deve alzarsi presto!

Riprende a pedalare e la corrente riattiva lentamente le luci

Devo vedere, devo vedere chi buttano fuori… Ma… ma l’hanno già eliminato?
E chi hanno eliminato?

Aumenta la pedalata ed il respiro si fa più ansimante

Forza, forza. Ditemi chi hanno buttato fuori. Io… avrei votato… quello… quello dei Puh!
Peccato che non posso votare.
Forza, ditelo. Non ce la faccio…. Più!

Si ferma di scatto e tutto diventa buio; resta solo la luce della candela sul fondo scena, nel cucinotto

Meno male, la pubblicità! E meno male che non pago il canone!
Quei ladri. Pagare una tassa per vedere la televisione e tutta questa pubblicità!

Scende dalla cyclette

Sarà il caso che mi riposi. Oggi è stata una giornataccia. Mi racconterà tutto la mia collega, dopo l’intervallo. Prima non si può! Sono rigidi alla scuola. Tutti quegli sbarbatelli che si preparano a correre non appena le madri li lasciano scendere dalla macchina. E come li guardano con tenerezza, con la fretta di andarsene via per le loro spese!
Noi bisogna essere preparati all’invasione. Non è un lavoro come tanti. Qui bisogna essere preparati.
E bene!
I genitori non lo sanno, ma per loro basta un graffio se cascano, o se si picchiano fra di sé, per mandarti in galera! Un branco di scalmanati che hanno sempre ragione. Pensa te. Sei, sette, otto anni e ti comandano a bacchetta a te che potresti essere la loro nonna.

Si rivolge alla porta chiusa alla sinistra dal punto di vista dello spettatore

Lo sai, tesoro?
Oggi a uno di quei mocciosi, quello obeso, non gli piaceva la merenda e l’ha buttata a terra! Si è gettato sul pavimento mettendosi a piangere e urlare allora la maestra è venuta da me a chiedere spiegazioni ed io gli ho risposto che non sapevo il perché! Semplice. Non lo sapevo veramente fino a che lo ha chiesto al moccioso e lui gli ha risposto che io gli avevo dato uno schiaffo perché la merenda gli era caduta e aveva sporcato il pavimento.

Pausa

Guai alla parola di un bambino al giorno d’oggi. E’ più pericolosa di un’intervista ad un politico.
Così, domani, mi aspetta una giornata col rettore e i genitori e se dovessi perdere questo lavoro…

Pausa

Sono furbi i ragazzi di oggi. Tanto furbi. Adesso che hanno anche il computer e i telefonini…
A me sarebbe piaciuto regalarlo al mio bambino. Era bravo a scuola, era tanto bravo ma non gli davo tanta soddisfazione. Gliela davo piano, piano. E se la maestra lo rimproverava e tornava a casa piangendo gli dicevo che una ragione la doveva aver avuta per farlo.
Poi, dopo che era passato il momento brutto, entravo in cameretta sua e l’abbracciavo, lo baciavo tanto, ma tanto…

Pausa; va verso l’armadietto, lo apre e prende un sacco a pelo; poi prende la candela in cucinotto, sul fondo scena e si avvicina alla porta alla sua destra, poggia la candela sul tavolo, srotola il sacco a pelo a terra e si toglie l’abito e le scarpe; poggia l’abito sulla sedia e le scarpe sotto la stessa poi torna verso l’armadietto e prende una vestaglia da notte; se la mette; poi si mette i bigodini e una retina sui capelli e poi va verso il cucinotto; apre una dispensa sotto il lavabo ed estrae un vaso da notte che porta accanto al sacco a pelo; lo poggia accuratamente e torna verso la dispensa in cucina ed estrae uno spazzolino da denti e un dentifricio; si lava i denti nel lavabo e poi torna verso il sacco a pelo; si tira su la vestaglia da notte e si poggia sul vaso da notte

Queste case vecchie. Ma chissà perché facevano i gabinetti attaccati alle camere da letto. Erano forse fatti apposta per sciacquarsi dopo aver fatto chissà cosa? E che ci voleva ad attraversare una sala da pranzo invece di averlo in camera? Mah, però, se ci pensi bene, è da ricchi avere il bagno in camera. Così, lui, domani mattina presto, quando si sveglia, si lava ed esce per andare in tintoria. Molte volte non lo sento nemmeno. Quanto è rispettoso, lui.

Con tono freddo

E’ stato proprio un segno del cielo averlo in casa.
Per non sentirsi più soli, dico!

Si alza dal vaso da notte che sposta sotto il tavolo; prende la candela, la poggia a terra accanto al sacco a pelo, si sdraia e osserva la candela

Proprio un segno del cielo. Perché sentirsi soli… è brutto e non è giusto ad una certa età, soprattutto quando si è fatto tanto per non esserlo.
Quando ti sei concessa e aperta per non esserlo…
Quando ho sopportato le tue partitelle, amore mio, con i tuoi amici…
Ed io a fare la mamma…
E tu… che rientravi… tardi…
Ed io… che aspettavo sveglia…
Ma ci facevamo forza io e te…. e la nostra creatura.
Proprio bella la nostra creatura.

Pausa

Scuro. Non biondo. Massiccio. Proprio come te. Un bel bambino amore mio.
Siamo stati bravi. Stava crescendo così bene, così sano.
E gli piacevano i treni… al mio piccolo piacevano… tanto… i treni…

Silenzio

Non posso dire che è stata colpa tua… portarlo in metrò.
Ma perché… non hai portato… anche me?
Che ci sto a fare io qui… adesso?

Pausa

Sogni… d’oro… tesoro mio.
Scusami, ma oggi è stata proprio una giornataccia.
E domani sarà ancora… peggio.

Silenzio; la candela si spenge lentamente



SCENA II

La scena si apre tutta al buio; rumore di passi lenti e affaticati su scale esterne alla scena; i passi si soffermano e rumori di mani che frugano dentro una borsa; il respiro è ansimante; rumore di chiavi, chiavi che girano dentro una serratura; si apre la porta sul lato destro del palcoscenico ed entra luce di scale in scena; compare in ombra Anita che rimette le chiavi in borsa e solleva da terra alcuni sacchetti della spesa; la donna entra in casa e lascia la porta spalancata per la luce; la donna scompare nel buio della stanza e va a posare i sacchetti, sicura dei suoi passi; poi torna verso la porta

ANITA

Oddio! Che fatica.
Quanto posso andare avanti, ancora?
Tutte queste scale…

Si dirige verso la porta chiusa a sinistra della scena

Ciao, tesoro. Com’è andata oggi?
Mi piace chiamarlo tesoro. Ha un che di… di caloroso, ecco. E’ come tornare a casa, in famiglia. Un po’ come queste donne… come le chiamano? Manger… meng… menager, ecco. Come nella pubblicità delle sottilette. Che torna casa e trova la cena pronta e la famiglia che l’aspetta per mangiare. Il papà che fa il massaio e tutti i bimbi che mangiano sottilette!

Ride mentre accende la candela sulla cassettiera

Sono una bidella menager… ma senza cena e senza…

Smette di ridere e si blocca

Questo succede solo nella pubblicità!

riprende

Non ho avuto modo di parlare con la mia collega!
Tutti quei mocciosi… Non so ancora cosa si sia detto a scuola.

Pausa

Tesoro? Ho dei pomodori bellissimi.
Cari, eh? Ma bellissimi. E ne ho comprato uno per te. Te lo condisco? Ora comincia ad essere stagione…

Chiude la porta d’ingresso e si dirige verso il cucinotto; estrae dal sacchetto un pomodoro, poi estrae un blocco di sapone di Marsiglia

Questo si che è sapone!
Come quello di una volta. Mi ci è voluto tanto per trovarlo, poi ce lo avevano al discaunt vicino alle scuole.
Guarda qui. Sai che profumo di pulito faranno ora le tue magliettine? Con questo nemmeno perderanno colore, resterà come nuovo. Mica come quei saponi… chimici, micidiali, che corrodono anche la pelle. Certo che è sempre più difficile trovare una cosa del genere, con tutti quei prodotti moderni per lavatrici, lane e colori e fibre… tutte di plastica!
Con questo viene bene tutto, te lo dico io.
Eh, ma le donne oggi son signore. Non hanno più voglia di lavare a mano. Chi glielo fa fare? Hanno ragione. Basta riempire, chiudere e dargli la via! Come una scopata… o come con i piatti sporchi.
Ma non hanno mai provato a lavare i piatti con questo.
Con questo si lava tutto.
Anche le macchie più intime se ne vanno.
Me lo diceva sempre la mia mamma mentre si lavava le mutande: “Ricordati sempre, tesoro. Quando ti succederà quella cosa, se per caso ti sporchì, con questo vanno via tutte le macchie e nessuno se ne accorge, nemmeno il tuo papà. Una lavata e un’asciugata, non par nemmeno adoperata!”.
Saggia la mia mamma. La sapeva lunga!
E pace all’anima del mio povero papà.
Ma non era furbo, lui.
Io ho preso tutto da lei, per fortuna. La prima volta che… No, non fu col biondo, per fortuna. Nemmeno in un letto ma… in cantina… a casa…

Pausa; riflette

Un freddo…
Pensai che in fondo le cose devono essere fatte in famiglia.
Se dovevo essere svezzata, tanto valeva così, no?
Quanti problemi per così poco!
Non sentii nemmeno tanto male ma non era furbo mio papà, pace all’anima sua, perché avevo proprio le mutandine bianche.
Insomma non se ne accorse nemmeno la mamma.
Eh, apprendo subito, io!

Alza in alto il blocco di sapone di marsiglia

Va via anche l’odore dell’uovo!

Poggia il sapone ed estrae dal sacchetto un pezzetto di pane

E questo? Quanto costa, ora?

Fruga nel sacchetto e trova lo scontrino

Due etti di pane costano come una fetta di carne di manzo. Ti pare giusto?
Il pane si faceva in casa!
Io non ci capisco niente con quest’euro, ma sembra tutta moneta che se ne vola via come niente fosse, mentre i fogli da cinque non hanno più zeri! E’ un continuo dar via fogli e ti rendono tante monetine indietro che poi non sai mai a chi renderle. Un portafoglio sempre vuoto che pesa una tonnellata! Chiedono cinque, ma per fare cinque devi tirar fuori cento monetine!
La gente si arrabbia in coda alle casse.
Hanno ragione.

Poggia il pane e tira fuori una bottiglia di vino

E questo! Ah! Questo è una sorpresa. Un paradiso. Era in offerta ma ho voluto fare una pazzia.

Guarda l’etichetta

Deve essere anche buono, ma…

Lo allontana dal volto strizzando gli occhi

M…me… Ma che è? Mi hanno detto che era buono per il prezzo che ha, ma… sai… quelli…
Mer…lo… per vendere darebbero via anche il culo…

Va verso la cassettiera e apre un cassetto; fruga con ansia e tira fuori una piccola lente d’ingrandimento

Mer… lo…t! E’ un Merlot ! Un dannatissimo Merlot! Friulano, per l’appunto. Loro che credono d’avere grandi vini! Aspri, semmai.

Pausa

Mi hanno fregata, tesoro.
Me l’hanno venduto per un Chianti di seconda ma è uno stupido Merlot!
Accidenti agli occhiali E’ una vita che li devo cambiare, lo so. Ma con quello che costano le visite, le lenti, le montature…

Pensa

…o quella signora davanti a me, alla cassa, che, parlando, parlando dei suoi nipotini, di quanto sono belli e buoni, la furba, tanto bruttini e agitati, devo dire, che ci ha messo mezz’ora ad insacchettare la spesa… che mi abbia fregato lei il Chianti di seconda?
Oppure mi hanno fregata per davvero?

Corre verso la cucina e fruga nel sacchetto

Dov’è lo scontrino? Ma dov’è? Stai a vedere che non me l’hanno dato o l’ho lasciato alla cassa.
Risparmiano così sul fisco… delinquenti…
Maledetti questi occhi! Dovrei farmi una visita, ma chi se la permette? Una visita…
Con la mutua fai in tempo a morire…

Riprende la lente e cerca nel sacchetto

Non c’è!
E allora? Che ti devo dire?
Brava scema sono stata! E chi glielo riporta adesso?
Niente da fare, via. Si beve e zitti! Giù un po’ di friulano al metanolo e via.

Rimette a posto la spesa e si rivolge alla porta chiusa

Tesoro?
Niente olio nemmeno stasera. Faremo il condimento del pomodoro con aceto, sale e pepe.

Prepara il pomodoro e affetta il pane; porta il piatto sul tavolo e vi poggia la bottiglia di vino; poi si dirige verso uno sportello sotto la cucina; apre ed estrae alcune magliette e mutande da uomo e da donna; poi va dietro la cucina e tira fuori un’asse da stiro ed un ferro; li porta verso la cyclette, apre l’asse da stiro ed attacca la presa del ferro ad un attacco sotto la cyclette; monta sopra la cyclette e comincia a pedalare; la luce sale lentamente in scena e così anche l’audio e il video della televisione; mentre pedala, ogni tanto, tocca col dito la base del ferro da stiro per sentire se è caldo e guarda la televisione; cambia canale dal telecomando attaccato al manubrio della cyclette

Questo l’ho già visto.
Romantico. Lei che si sdraia sulla spiaggia e lui che le si getta sopra e la bacia.
Beata!
Altri tempi quelli.
Bello Bert Lancaste… Bello come mamma ti ha fatto. Brava!
Ma l’ho già visto. Visto lui, visto tutto.
Vediamo un po’.

Continua a cambiare canale e tocca il ferro da stiro che ora è caldo; comincia a stirare la biancheria guardando la televisione

Ancora realiti! Ma guarda la scalmanata! Ha due treccine che sembra una sbarbatella malata! Ma quanti anni avrà adesso? Ne avrà una cinquantina? Anche di più, forse. E quel paletto che ride sempre con tutti i denti finti? Certo glieli hanno fatti davvero bene se gli escono tutti dalla bocca. Ride sempre, ma guarda te.
Ma cosa si lamentano? Sono dentro un biutifarm, massaggiati, coccolati, rifatti dalla testa ai piedi e si lamentano?
Ma per piacere! Alla faccia del realiti.

Cambia canale, stira e piega

Oh! Guarda le… come si chiamano? Iguane, si. Come dice la signorina. Queste me le ricordo perché tirano fuori quelle lingue lunghe, lunghe e tutte blu.
Mamma che impressione. Roba dell’altro mondo, proprio dell’altro mondo. Ne trovassi una per la strada la schiaccerei subito..
Te la do io la natura!

Cambia canale, stira e piega

Ecco. Si comincia con la propaganda politica. Eh, stiamo freschi! I soliti due grandi partiti e centinaia più piccoli. Tutti vogliono una fetta di poltrona. Si vota… si vota… Ma per cosa si vota? Per chi? Provinciali? Amministrative? Comunali? Ma che sono? E poi, ora, ci sono anche le europee! E chi ha mai votato per le europee?

Si rivolge alla porta alla sua destra

Beato te, tesoro, che non devi votare. Se vai ad un seggio trovi liste di nomi lunghe chilometri, con i nomi più strampalati e sconosciuti. Con le date di nascita, per l’appunto. Così ti accorgi che per la destra si candida uno che può essere tuo figlio mentre per la sinistra tuo nonno!

Stira e piega mentre pedala

Il primo non capisce niente di politica e ci si butta a capofitto, il secondo ci sguazza ricordando i bei tempi.
Eppure un voto dobbiamo darlo, altrimenti va al primo che capita. Si è lottato tanto per questo diritto… Ma solo la mia generazione sa cosa vuol dire. Una volta si lottava per qualcosa di concreto ed eravamo veramente tutti insieme, uniti.

Si rivolge di nuovo alla porta alla sua destra

Sai tesoro. Non so se per voi era uguale. Noi eravamo tutti porta a porta per un pezzo di pane. E se ne dava volentieri a chi non ne aveva.

Comincia lentamente ad ansimare

Mamma mia, non ce… la faccio… più!
Comunque, penso sia… questione di nemici… Un tempo si sapeva chi era il nemico… Oggi… non si… capisce più nulla!

Si ferma esausta e si fa buio; la televisione si spenge e resta la luce della candela sul cucinotto; Anita si accascia sul manubrio della cyclette; pausa e respira con affanno

Avrà mangiato anche stasera da un Macdonald.
Gli lascerò tutto apparecchiato.

Pensa

Può darsi che non gli piaccia quello che mangiamo noi.
Ma è così un bravo ragazzo. Se non avessi lui a farmi tutti i lavori di casa. Non si può dire proprio niente, ci vuole un uomo in casa!

scende dalla cyclette e prende i panni stirati; li posa nell’armadio a fianco della porta alla sua destra; torna a chiudere l’asse da stiro e a riporla; poi si dirige verso l’armadietto, lo apre e prende un sacco a pelo, prende la candela in cucinotto, sul fondo scena e si avvicina alla porta alla sua destra, poggia la candela sul tavolo, srotola il sacco a pelo a terra e si toglie l’abito e le scarpe; poggia l’abito sulla sedia e le scarpe sotto la stessa poi torna verso l’armadietto e prende una vestaglia da notte; se la mette; poi si mette i bigodini e una retina sui capelli e poi va verso il cucinotto; apre una dispensa sotto il lavabo ed estrae un vaso da notte che porta accanto al sacco a pelo; lo poggia accuratamente e torna verso la dispensa in cucina ed estrae uno spazzolino da denti e un dentifricio; si lava i denti nel lavabo e poi torna verso il sacco a pelo; si tira su la vestaglia da notte e si poggia sul vaso da notte

Questo è tutto quello che gli posso offrire. Del cibo, un tetto, lavargli i vestiti e stirarli. Come facevo con te, amore mio. Anche se farlo per te e per la nostra creatura era diverso.

Si alza dal vaso da notte che sposta sotto il tavolo; prende la candela, la poggia a terra accanto al sacco a pelo; si sdraia e osserva la candela

In qualche modo devo pure andare avanti, amore mio. Non credi? Da quando mi avete lasciata sola…
Uccidersi è un peccato. Approfittarsi è un peccato.
Allora lasciamo fare agli altri quello che non si dovrebbe fare e vediamo dove possiamo trovarne giovamento noi.
E’ come giocare con le matriosche, no?
Apri la più grande, poi la meno grande, la meno ancora…
Resta la più piccola che non si apre, ma la più dura.

Pausa

Noi che non ci ricorda nessuno.

Pausa

Tu, almeno, sei fortunato. Ci sono io che parlo con te, che ti tengo vivo.
A me chi mi ricorderà?
Mi troveranno qui, in questo sacco, solo quando reclameranno qualche bolletta o qualche tuo debito da pagare.
Qui è tutto un casino, amore mio.
Da quando… non ci siete più…
Tutto cambia qui fuori. Ed io non riesco a stare dietro a tutto.
Appena capisci una cosa nuova ne devi capire subito un’altra perché la prima è già vecchia.
Gli euro, i cellulari, i computer, i conti in banca, la pensione, le bollette, le macchine… le parole.
Non si parla più…

Pausa

Adesso aspettavamo che la creatura si addormentasse e facevamo l’amore. Tu, col tuo sapore di vino e tabacco… appena rientravi dal bar con gli amici…
E mi parlavi della tintoria, ed io della signora chic dove andavo a fare le pulizie…
Adesso faccio la bidella, amore. Le stesse scuole dove andava la nostra creatura… Ora sono private, sai?
Ma i bambini, oggi, sono belve senza regole.

Comincia a prender sonno

Mi mancate… tanto…

Si addormenta e la candela si spenge; buio

SCENA III

La scena si apre tutta al buio; rumore di passi lenti e affaticati su scale esterne alla scena; i passi si soffermano e rumori di mani che frugano dentro una borsa; il respiro è ansimante; rumore di chiavi, chiavi che girano dentro una serratura; si apre la porta sul lato destro del palcoscenico ed entra luce di scale in scena; compare in ombra Anita che rimette le chiavi in borsa e solleva da terra alcuni sacchetti della spesa; la donna entra in casa e lascia la porta spalancata per la luce; la donna scompare nel buio della stanza e va a posare i sacchetti, sicura dei suoi passi; poi torna verso la porta, si sofferma e comincia a piangere in silenzio; si rivolge alla porta chiusa alle sue spalle

ANITA

Tesoro? Tesoro, ci sei?

Continua a piangere in silenzio mentre accende la candela sulla cassettiera poi chiude la porta e si dirige coi sacchetti della spesa verso il cucinotto

Stasera ho una sorpresa per te.

Comincia ad estrarre la spesa dai sacchetti

Mi sono fermata in uno di quei posti…. Quei posti dove fanno quella carne arrotolata che gira sempre su una piastra bollente…

Pausa

Ne ho presa un po’. L’odore non è molto invitante ma…
La estrae dal sacchetto e la annusa

… immagino che ti piaccia.
Poi…

La voce è interrotta dal pianto

... poi ho preso anche quel pane senza lievito. Quello che sembra una focaccia.

Pausa

Sai, ho parlato con la mia collega e poi…
Poi il preside mi ha chiamata nel suo ufficio e…

Pausa

Al mercatino era bella la lattuga ed era in offerta.
Lo so che non c’entra niente con … con il vostro mangiare ma un po’ di verdura fa sempre bene.

Pausa

Ho quasi finito gli ultimi soldi.
Mi hanno dato una piccola liquidazione ma mi serve per… sistemare alcune vecchie faccende.
Penso… penso che mi devi dare qualcosa per domani.

Si asciuga le lacrime

Non importa. Siamo sempre riusciti a mangiare, no?
E sano, anche.
Ora, non so se questa roba è sana ma l’ho presa per te.
Almeno non è sempre la solita porcheria del Macdonald!

Pausa

Beh, insomma, io te la preparo a tavola, poi vedi tu!
Mi sembrava un pensiero carino…

Apparecchia la tavola, poi si siede sulla cyclette

Stasera ci vorrebbe un bel film romantico.

Comincia a pedalare e la luce si accende così come la televisione

Mamma mia. Devo stirare…

Smette di pedalare; scende dalla cyclette e va verso la cucina a prendere l’asse da stiro, il ferro da stiro e la biancheria, poi torna verso la cyclette; attacca la presa del ferro e ricomincia a pedalare, riappare la luce e l’audio ed il video della televisione; comincia a fare zapping col telecomando in attesa che il ferro sia caldo

Qui un altro realiti… qui ancora…
Qui si parla di politica…
Qui… qui di fregature ai consumatori… Potessi chiamare per quel dannato Merlot!

Si rivolge alla porta alla sua destra

Ti da fastidio, tesoro?
Ci sei?

Riprende a fare zapping

Niente film stasera.
Cosa mi tocca vedere? Di nuovo labbra gonfie, litigate, cantanti stonati?

Tocca il ferro da stiro e comincia a stirare

O le fregature dei consumatori?
Ma guarda un po’ chi hanno fregato stasera. La signora con la lavatrice nuova.
Ce l’ha contro l’assistenza clienti?
Ma poverina. Perché non lava a mano? Non ha tempo, forse.
Inconvenienti del mondo nuovo, signora. Cosa crede?
Di avere la biancheria perfetta senza fare nessuno sforzo?
Mah!

Cambia canale

Ah! Ci mancava la televendita!
Materassi, lenzuola in omaggio, reti ortopediche…
Un bel sacco a pelo in terra e vedrete come starà bene la schiena!
Col cavolo le… le doghe in legno!

Si rivolge alla porta alla sua destra

Ti da fastidio, tesoro?

Pausa

Non apro mai la porta. Per rispetto…
Rispetto!

Si ferma e tutto diventa buio; resta solo la luce della candela

A volte mi chiedo cosa sarà mai il rispetto.

Pausa

Sarà di nuovo fuori con i suoi compagni.
Conosco i turni della tintoria. Ce l’ho messo io a lavorare in tintoria. Al posto tuo, amore mio, da quando non ci sei più…

Seria

I bambini hanno vinto ed io ho perso il mio posto di lavoro.
Con tutta la fatica che ho fatto per entrarci.
“Una prova, Signora, è solo una prova”.
Ma sapere tutte quelle madri arrabbiate con me.
E’ una tristezza. Non solo per me, ma per come crescono questi piccoli… mostri!
Me lo ha detto il Preside.
Mi ha detto: “Io non ci posso fare niente, Signora, non è la prima. Io le credo!”
Io le credo…
Poi ognuno a casa sua, col suo stipendio, la sua famiglia!
Io, di nuovo, devo trovare una soluzione.
Ma arriva un momento in cui si perde tutto.
Gli odori… i sapori… il tatto
Ci si annienta, nonostante tutta la nostra volontà.
La stanchezza non è più quella di una volta.
E se muore anche l’anima… allora si che è finita.

Si guarda attorno

Questa è la realtà, oggi.
Oh, quei bei giorni.
Di serena monotonia.

Si mette le mani sulla testa; pausa

E adesso? Cosa faccio adesso?
Adesso posso contare su di lui?

scende dalla cyclette e prende i panni stirati; li posa nell’armadio a fianco della porta alla sua destra; torna a chiudere l’asse da stiro e a riporla; poi si dirige verso l’armadietto, lo apre e prende un sacco a pelo, prende la candela in cucinotto, sul fondo scena e si avvicina alla porta alla sua destra, poggia la candela sul tavolo, srotola il sacco a pelo a terra e si toglie l’abito e le scarpe; poggia l’abito sulla sedia e le scarpe sotto la stessa poi torna verso l’armadietto e prende una vestaglia da notte; se la mette; poi si mette i bigodini e una retina sui capelli e poi va verso il cucinotto; apre una dispensa sotto il lavabo ed estrae un vaso da notte che porta accanto al sacco a pelo; lo poggia accuratamente e torna verso la dispensa in cucina ed estrae uno spazzolino da denti e un dentifricio; si lava i denti nel lavabo e poi torna verso il sacco a pelo; si tira su la vestaglia da notte e si poggia sul vaso da notte

Tu non eri certo un santo.
Me ne hai fatte passare anche tu, amore mio, ma una soluzione l’ho sempre trovata.
Tutto quello che mi hai lasciato è una misera pensione di vedova che basta appena a riparare i danni che hai fatto in vita tua.
Ma so che mi amavi.
Questo basta, per perdonare tutto.

Si alza dal vaso da notte che sposta sotto il tavolo; prende la candela, la poggia a terra accanto al sacco a pelo; poi prende un foglio di carta dalla cassettiera e una penna; scrive leggendo a voce alta

“Per favore. Devo fare la spesa. Ho bisogno di soldi. Poi ti spiego. Grazie”.

Mette il foglio sotto la porta alla sua destra poi si sdraia e osserva la candela

Più tardi arriverà.
Io lo sentirò entrare, farò finta di dormire.
Non mangerà niente e domani mattina rimetterò a posto la tavola.
Domani avrò tutto il tempo che voglio. Devo solo trovare il modo di impegnarlo.
Non c’è nessuno che pensa a me come ci pensavi tu, amore mio.
Tu che in questo periodo… ci portavi… al mare.
E giocavi con … la nostra creatura… sulla sabbia.
Quanto ti piaceva giocare…

Comincia a prender sonno

Mi mancate… tanto…

Si addormenta e la candela si spenge; buio




ATTO II

SCENA I


la scena si apre tutta al buio; rumore di passi lenti e affaticati su scale esterne alla scena; i passi si soffermano e rumori di mani che frugano dentro una borsa; il respiro è ansimante; rumore di chiavi, chiavi che girano dentro una serratura; si apre la porta sul lato destro del palcoscenico ed entra luce di scale in scena; compare in ombra Anita che rimette le chiavi in borsa e solleva da terra alcuni sacchetti della spesa; la donna entra in casa e lascia la porta spalancata per la luce; la donna scompare nel buio della stanza e va a posare i sacchetti, sicura dei suoi passi; accende la candela poi torna verso la porta, fa per chiuderla ed arrivano tre agenti che la bloccano

I° AGENTE

Signora? Aspetti, Signora?

Anita grida e cerca di chiudere la porta, riesce a mettere la catenella

ANITA

Aaaaahh! Chi è? Via di qui. Via! Non c’è niente da rubare, delinquenti.

I° AGENTE

Aspetti, Signora. Siamo della polizia.

ANITA

Chi siete?

I° AGENTE

Polizia, Signora.

Allunga dallo spiraglio della porta un distintivo

Stiamo cercando un uomo.

II° AGENTE

Molto pericoloso, signora. Pensiamo sia una cellula di Al Qaeda.

ANITA

Una che?

I° AGENTE

Un assassino, Signora. Apra la porta, per favore.

ANITA

Un momento. E’ una delle solite strategie gesuite o ladri di pensioni?
Se così fosse, avete sbagliato persona. Io non ho una lira.. un Euro, voglio dire.
E la pensione del mio povero marito va via tutta in debiti.
Avanti, andate a casa dai vostri genitori e fate i bravi.

Anita fa per chiudere la porta

I° AGENTE

No signora. Cerchiamo un assassino. Lei ha presente le stragi terroristiche?

ANITA

Beh, qualcosa… Sa, vedo male la televisione e… è difficile che riesca ad arrivare alla fine della notizia.

Pausa

I° AGENTE

Bomba?

ANITA

Sorride

Guarda, come giocare a nascondino…

Pausa

Dice come quella del… metrò anni fa, vero?

I° AGENTE

Le spiegheremo se apre la porta.

ANITA

Sa, sono un po’ rintronata e vecchierella ma penso che dovete farmi vedere un… un…

I° AGENTE

Un mandato, ecco.

Lo allunga dallo spiraglio della porta

ANITA

… e cieca, per l’appunto. Aspetti un momento, eh?

Si dirige al cassetto in cucina a prendere la lente

Sa, con quello che costano le visite oculistiche, per non parlare degli occhiali…
Dia qua!

Legge

Mamma mia. Come nei telefilm del cane… come si chiama? Res, giusto?

II° AGENTE

Fuori dalla porta

Rex, Signora.

Riceve come una gomitata

Aah! Ma che cav…

ANITA

Visto che lo so?

Tira via la catenella

Ecco. Entrate pure. Mamma che bei giovanotti! Prego, accomodatevi. Non ho che due sedie, scusate, ma sapete, sono povera. Mamma che emozione. Che divise. Sapete, dopo una giornata col rettore e con i genitori arrabbiati… io faccio la bidella qui vicino alle scuole… ma che portamento!
Sapete. Non ricevo mai visite e se lo sapevo, se magari mi avvisavate, mettevo un po’ in ordine…

Anita comincia a sistemare la stanza; i tre agenti entrano e cominciano a guardarsi attorno; il III° agente si sofferma a guardare la cyclette; il I° agente comincia a parlare con la donna di quello che stanno cercando, il II° e il III° agente cominciano a parlare sottovoce

II° AGENTE

Cos’è questa cosa?

III° AGENTE

Deve essere un qualche sistema per comunicare con le cellule terroristiche.

II° AGENTE

Oppure la simulazione di una bomba preparata per un luogo affollato…

III° AGENTE

Già, cosa meglio di una palestra in pieno centro!

II° AGENTE

Una palestra per vips?

III° AGENTE

Geniale!

ANITA

Ma si può sapere cosa si stanno dicendo quei ragazzi?
Ah, ho capito, parlate in gergo.
Mamma. Proprio come alla tv.
Ma mica vi ha mandato la Rai, vero?
O, meglio, è un altro dei soliti realiti della mediasette? Quello degli scherzi?
No, perché diciamo la verità, se non siete finanzieri, io non mi posso permettere di pagare il canone e quindi… Sa, faccio… facevo la bidella e i pochi soldi che ho guadagnato li devo impegnare per i debiti del mio povero marito. Giocava tanto, purtroppo. Pace all’anima sua.

I° AGENTE

Si, signora. Siamo a conoscenza della tragica fine di suo marito e di quella di suo…

ANITA

Interrompe l’agente

Potrei offrirvi qualcosa ma non so se ho del caffè. Aspetti che vado a vedere..

I° AGENTE

Si, insomma, dell’attentato in cui si sono trovati coinvolti… nel metrò.

ANITA

Con tono duro

Non credo di avere caffè!

Apre il piccolo frigo spento

Un sorso di squisito Merlot del Friuli?

I° AGENTE

No, grazie. Siamo in servizio.

II° AGENTE

Povera Signora!

ANITA

Sono i casi della vita, giovanotto.
Sa, alla nostra creatura piacevano tanto i treni.
Che sciocca. Non ho comprato neanche un succo di frutta.
Sapete, non ne bevo mai. Non ho mai ospiti e quindi…

I° AGENTE

Ma dove si accende la luce, qui?

ANITA

Ecco, appunto. Tornando al discorso del canone…

Si dirige verso la cucina e fa per aprire un cassetto ma il I° agente grida

I° AGENTE

Alt!

Anita si blocca impaurita e lancia un grido

Cosa sta facendo? Cosa tiene li dentro?

ANITA

Ca… candele.

II° AGENTE

O una pistola?

III° AGENTE

O candelotti di dinamite? Meglio questa, vero?

II° AGENTE

O una radio trasmittente?

III° AGENTE

Si avvicina al collega con aria di sfida

O una siringa!

II° AGENTE

O una lama!

III° AGENTE

Si avvicinano faccia a faccia

Hai l’alito pesante.

II° AGENTE

Io ti…

I° AGENTE

Smettetela voi due!

II° AGENTE

Io gliel’ho sempre detto. Non mettetemi in servizio con questo… questo…
Non lo sopporto. E’ un ruffiano.

III° AGENTE

E tua madre è una…

I° AGENTE

Adesso vi faccio rapporto!

ANITA

Ora che ci penso, forse non era il commissario Res, era un altro telefilm…

Il I° agente si dirige verso il cassetto, lo apre delicatamente, fruga dentro ed estrae una candela usata

Per i fiammiferi deve aprire il cassetto di sotto, ma io non ci provo più, sa?
Non vi scappi un colpo di pistola. Non si sa mai, voglio dire.
Son disgrazie che capitano.

I° AGENTE

Ma… questa è la luce?

ANITA

Come dicevo, a proposito del canone, cerco di risparmiare anche sulla corrente perché…

Il primo agente apre il cassetto sotto, estrae un fiammifero ed accende la candela

Ecco. Ora potrei chiudere la porta d’ingresso? Sa, con tutti i malviventi che ci sono in giro non si sa mai. E sinceramente, non mi sento molto protetta.

Si dirige a chiudere la porta

II° AGENTE

Sottovoce

Sarà una trappola?

III°AGENTE

Mano sulla fondina.

I° AGENTE

Nessun’altra fonte di luce qui?

ANITA

Gliel’ho detto. Io sono sola, faccio… facevo la bidella in una scuola che ora è privata. Cosa vuole che abbia guadagnato, io. E le bollette costano.
La misera pensione del mio povero marito mangiata dai suoi debiti…
Devo sopravvivere, in qualche modo.

Il I° agente si dirige verso la cyclette

I° AGENTE

Curioso, quest’oggetto. Non mi dica che una signora come lei, della sua età, viene a casa la sera e, a lume di candela, si mette a fare ginnastica?

ANITA

Ognuno ha i suoi passatempi.

I° AGENTE

Ma non mi dica.

ANITA

Perché? Lo devono fare solo quelli dei realiti in tv? Oppure le signore bene che non hanno niente da fare dalla mattina alla sera se non fare sciopping fra un amante e l’altro mentre il marito… Beh, lasciamo perdere i mariti!
Piuttosto guardi! Guardi qui che gambe, Nemmeno un filo di cellulite. Tocchi, avanti. Senta che gambe e che sedere sodo.
E tocchi, mica sono ancora morta! Sono solo vecchia ma a una signora non si dice!

Il I° agente resta un attimo titubante poi si rivolge al secondo

I° AGENTE

Agente, tocchi lei.

II° AGENTE

Cosa? No, no. Io no. Non me la sento…
E’… per la mia morale…
Non tocco nemmeno mia madre, io.
Lo faccia fare a lui.

Rivolgendosi al III° agente

III° AGENTE

Cosa? Io?
Lo sapevo, maled…
No, comandante, io… io non lo sopporto, ecco! L’avevo pregata di non mettermi nello stesso turno con lui e adesso…

I° AGENTE

Avanti, la tocchi. Potrebbe essere una prova. Obbedisca ai comandi se non vuole un rapporto. E non m’inventi la storia della morale anche lei. C’è il consenso della Signora, in questo caso.

ANITA

Oh che c’è? Non ho mica la peste, sapete!

Il III° agente si avvicina titubante e la tocca delicatamente

I° AGENTE

Allora?

II° AGENTE

Allora?

ANITA

Allora?

III° AGENTE

Dura come una roccia.

II° AGENTE

Ma come fa? Io vado in palestra tre sere la settimana e…

I° AGENTE

La smetta. Il mistero s’infittisce.

Guarda i fili sotto la cyclette

Questi a cosa servono?

ANITA

Cosa? Questi?
Veramente mi servono per… insomma. Non è che farete le spie ad una povera anziana signora sola come me, vero? Bene. Se pedalate avrete la corrente!

II° AGENTE

Come?

III° AGENTE

Cosa?

ANITA

Beh. Devo pedalare solo io?
Insomma, rispetto a quello che vi dicevo del canone, voglio dire, ladri come in Italia non c’è nessuno. Perché se non volessi vedere certi canali ma altri, perché devo pagare il canone. E visto che c’ero, una pedalata in più cosa mi costava. E’ anche un modo per tenersi in forma.
Vede qui? Questi cavi sono collegati alla dinamo che serve da centralina elettrica, collegata all’impianto elettrico centrale…

Indica i fili con un dito fino al contatore accanto alla porta d’ingresso e i tre agenti la seguono

…lo vede questo filo? Lo vede? Mi segua. Vede che arriva fino al lampadario sul soffitto? Poi va verso il frigorifero, verso la caldaia, ma qui si può isolare, e poi resta la cima per qualsiasi altra necessità!

I° AGENTE

Ma guarda…

ANITA

Solo l’essenziale, giusto?

II° AGENTE

… che invenzione…

III° AGENTE

… ingegnosa!

ANITA

E’ un filo un po’ vecchio e fuori norma e anche polveroso, lo so, ma sa sono vecchia e non mi fido più a salire lassù a spolverare. Però fa ancora una gran bella luce, sapete?
E’ stato un regalo del mio povero marito. Pace all’anima sua!

Il terzo agente si dirige verso la cassettiera accanto alla porta d’ingresso

III° AGENTE

Signore, venga a vedere.

Il III° agente si dirige verso il collega

Altre candele. Se la signora può veramente farsi luce da sola, queste, probabilmente, le usa il terrorista fra una comunicazione e l’altra per non far intercettare i messaggi, magari dalla finestrella.

ANITA

No!
Allora giovanotto, quelle mi servono quando entro in casa la sera e appoggio la spesa. Non posso mettermi subito a pedalare per fare corrente. E siccome non mi fido più di lasciare la porta aperta per avere la luce delle scale, sa al giorno d’oggi, con i delinquenti che girano…

II° AGENTE

E’di sicuro una trappola.

III° AGENTE

L’ho detto prima io!

II° AGENTE

Ma alla conclusione ci arrivo io.
Signore, se permette, verifico questi collegamenti sotto la cyclette con i guanti di lattice.

III° AGENTE

Che ruffiano!

ANITA

Ma che cosa fa? Non vede che così mi stacca i fili? Quelli mi servono per la televisione… No, non li tocchi giovanotto. Quella è l’antenna! E’ tutto così precario, qui.

II° AGENTE

Ecco. L’antenna. Visto da dove arrivano le comunicazioni?

ANITA

Ma certo che arrivano da li, è l’antenna del condominio! Da qui ci passa anche il Presidente del Consiglio… E ci arriva eccome, quando vuole.
Ma, vi prego, io non posso pagare anche il canone e se non avessi la televisione, io… io morirei di solitudine.

Si copre il volto

III° AGENTE

Poverina. Visto che hai fatto?

II° AGENTE

Non ti azzardare a…

I° AGENTE

Bene. Allora dal momento che lei ha capito tutti i possibili collegamenti, salti su e pedali.

II° AGENTE

Su… dove?

I° AGENTE

Sul marchingegno, ovviamente. Su, pedali!

III° AGENTE

Così proveremo le tue teorie sulle telecomunicazioni!

II° AGENTE

Tu stai zitto. Nessuno ti ha chiesto un parere.

III° AGENTE

Ma guarda un po’ l’ingegnere.

I° AGENTE

Basta! Smettetela. Lei inizi a pedalare e lei si riscaldi per dare il cambio al suo collega.

Il secondo agente sale scocciato sulla cyclette

II° AGENTE

Sono già stanco…

III° AGENTE

Comincia, idiota, e non ridere che ti manca il fiato.

Il II° agente comincia a pedalare e la luce comincia a salire così come le immagini e l’audio della televisione

Oh, mio Dio. Guarda la televisione…

I° AGENTE

La luce…

III° AGENTE

No, no. Il canale… E’ quello giusto. Comincia la nuova serie di “Omicidi irrisolti”… Pedala, su!

I° AGENTE

Bene, bene. Adesso realizzo la struttura di questo posto. Vediamo…

III° AGENTE

Maledetta pubblicità! Io non capisco come…

Si fa buio improvvisamente

I° AGENTE

Cosa succede?

II° AGENTE

Signore! Io mi rifiuto di continuare se questo… questo ‘collega’ approfitta della mia fatica per guardare la televisione!

I° AGENTE

Agente! Dia immediatamente il cambio al suo collega e pedali.
Subito!

Il III° agente da il cambio al collega con una smorfia di sfida, inizia a pedalare e ritorna la luce e l’audio e il video della televisione e si mette a guardare il programma

Bene, Signora. Adesso devo rivolgerle alcune domande.

ANITA

Era l’ora! No, dico, sembrava di essere in caserma anziché a casa mia!

I° AGENTE

Bene. Adesso mi risponda con calma. Ha mai visto qualche tipo sospetto in questo condominio, fino ad oggi?

ANITA

Pensierosa, poi parla

Beh, non saprei…

I° AGENTE

Sincera Signora, per cortesia. Qui ci va di mezzo la sua incolumità e quella di tutti i cittadini.

ANITA

Appunto! Ad essere sincera quella che mi preme è proprio la mia incolumità. Perché a questa non ci pensa nessuno. Perché io dovrei pensare a quella degli altri?
E poi dicono che a volte è meglio farsi i fatti propri, sa giovanotto? E’ una teoria che dovrebbe prendere in considerazione anche lei.
Ficcarsi negli affari degli altri che non ci riguardano non è bene. Se lo ricordi questo consiglio, da una povera vecchia come me.
No, no. Non se ne parla.

I° AGENTE

In questo caso lei sta aiutando la legge ed è un bene, mi creda.
Pensiamo che stiano organizzando un nuovo attentato come quello passato al metrò.
Certamente sarà un altro luogo affollato, lo faranno esplodere con il solito metodo. Vittime sacrificali che si riempiono di esplosivo e si fanno esplodere in nome del loro dio. Poi gli organizzatori del piano spariscono nel nulla.

Pausa; Anita riflette

La prego. Se sa qualcosa, mi dica. Ha visto tipi sospetti qui attorno? Sentito dei rumori strani la notte?
Gente che va e viene?
Siamo sicuri che la loro mente sia qui vicino.

ANITA

Ora che ci penso…

I° AGENTE

Ci pensi, avanti, ci pensi!

Si fa di nuovo buio all’improvviso

Ma insomma! Che succede?

III° AGENTE

Signore… io non ho più fiato!

II° AGENTE

Non gli dia ascolto. E’ finito il telefilm e vuole che io ritorni a pedalare.

III° AGENTE

Io non capisco perché ancora nessuno ti a spaccato quel muso di…

I° AGENTE

Adesso smettetela voi due. Lei riprenda a pedalare per cortesia. Dopo le sarà dato il cambio.

Il III agente riprende a pedalare scocciato

Allora, Signora. Sa dirmi qualcosa? Ogni particolare può essere determinante per le indagini.

ANITA

C’è un uomo, al piano di sopra che maltratta moglie e figlio. E’ sempre ubriaco dalla mattina alla sera e a volte mi bussa alla porta gridando…

I° AGENTE

No, Signora. Non è questo che intendevo. Parlo di un tipo scuro di carnagione, con barba lunga e un piccolo turbante in testa, magro e con occhi scuri e grandi.

ANITA

Si, si. Sembra proprio lui ma il turbante non ce l’ha mica in testa.
Deve essere del sud perché sono tipi orgogliosi quelli. Menano mogli e figli per niente…

II° AGENTE

Che c’entra. Anch’io sono del sud, ma sono biondo e con gli occhi verdi.

I° AGENTE

No, Signora. Qui si parla di persone che non sono italiane.

ANITA

Beh, effettivamente parlano una lingua strana. Non si capisce proprio tutto quello che dicono quando gridano. Ma sa, io ho fatto solo la primina e…

II° AGENTE

Ma io mica parlo strano!

ANITA

Ma mica sono tutti uguali, sa?

I° AGENTE

Bene, bene. Ho capito.

II° AGENTE

Signore. Pensa che dobbiamo tornare all’appartamento di sopra per accertamenti?

I° AGENTE

No, no. Non è importante.

ANITA

Come non è importante? Le sembra che un caso di violenza così… così meschino sui più deboli non sia importante? Ma che bella protezione ci date!
E a voi chi vi paga? Noi con le nostre tasse?
E la vedesse, quando la incontro per le scale, la Signora come è ridotta. Si nasconde come può il volto col velo ma è sempre…

II° AGENTE

Col velo? Signore forse…

I° AGENTE

Lasci perdere, agente. Torneremo in zona se avremo altri dati più precisi.
Nel frattempo, Signora, la ringrazio per la sua pazienza e mi raccomando…

Le lascia un biglietto

… qualsiasi cosa notasse di strano me lo faccia sapere.

ANITA

Si, si. Certo. Come fossero occhi suoi.

I° AGENTE

Avanti, agente. Scenda dalla cyclette.

Si fa buio di nuovo; l’agente scende affaticato dalla cyclette

E mi raccomando, signora. Attenta anche per sé stessa. Questa gente è imprevedibile.

ANITA

Grazie, grazie giovanotto. Ma mi dispiace che andate via senza potervi offrire qualcosa.
Ma che bei giovanotti… Brave le vostre mamme… Brave!

Anita gli accompagna alla porta e li saluta, poi chiude con la catenella; resta un attimo poggiata alla porta, poi si dirige verso il tavolo e si siede mettendo le mani fra i capelli

SCENA II

Tanto anche stasera non ci sei. Tanto vale che la cena non la preparo.

Pausa

E poi spariscono nel nulla…

Si alza con fare stanco

E’ stata una giornata piena di avvenimenti…

si dirige verso l’armadietto, lo apre e prende un sacco a pelo, prende la candela in cucinotto, sul fondo scena e si avvicina alla porta alla sua destra, poggia la candela sul tavolo, srotola il sacco a pelo a terra e si toglie l’abito e le scarpe; poggia l’abito sulla sedia e le scarpe sotto la stessa poi torna verso l’armadietto e prende una vestaglia da notte; se la mette; poi si mette una retina sui capelli e poi va verso il cucinotto; apre una dispensa sotto il lavabo ed estrae un vaso da notte che porta accanto al sacco a pelo; lo poggia accuratamente e torna verso la dispensa in cucina ed estrae uno spazzolino da denti e un dentifricio; si lava i denti nel lavabo e poi torna verso il sacco a pelo; si tira su la vestaglia da notte e si poggia sul vaso da notte

Prima le riunioni a scuola… poi gli agenti di polizia…

Si alza dal vaso da notte che sposta sotto il tavolo; prende la candela, la poggia a terra accanto al sacco a pelo; si sdraia e osserva la candela

Come al solito io devo pensare a calmare tutto.
Come facevo con te, tesoro. Con tutti i tuoi debitori…
Oggi dovevo calmare Preside e genitori accaniti, aggraziarmi i loro bambini mostruosi e poi per cosa?
Dopo, anche gli agenti di polizia…

Pausa

In fondo, mi hai lasciata sola.
Tu e la nostra creatura, mi avete lasciata sola.
Io mi sono concessa a te e mi sono aperta per lui…
Io ho dovuto pensare a voi. Pulirvi, nutrirvi, ascoltarvi…
Ma io, adesso, cosa devo fare?
Non so quanto posso resistere, amore mio.
Oggi sono proprio sfinita, affranta e… sola.
Lui non c’è nemmeno stasera. Eppure doveva stare ai patti. Ai patti che avevamo stipulato insieme.
E dopo i suoi piani cosa pensa di fare?

Pausa; riflette

Io mi sarei presa cura di lui…. E lui…
Non c’è nemmeno stasera!
Non può ingannarmi, lo sa. Dopo quello che ha fatto non può ingannarmi.
Si perdona tutto a questo mondo, ma non il tradimento di un patto. Soprattutto se lo si fa seriamente.

Comincia a prender sonno

Esistono ancora… certi valori?
Come quando si giocava… da bambini… le scommesse…
I… ricordi….
Buonanotte tesoro mio… bacia il nostro bimbo… E’ li… con te?
Mi… vede… almeno lui?

La candela si spenge; buio




ATTO III

la scena si apre tutta al buio; rumore di passi ma questa volta veloci su scale esterne alla scena; i passi si soffermano e rumori di mani che frugano con fretta dentro una borsa; il respiro è più ansimante del solito; rumore di chiavi, chiavi che girano dentro una serratura; si apre la porta sul lato destro del palcoscenico ed entra luce di scale in scena; compare in ombra Anita che rimette le chiavi in borsa e solleva da terra alcuni sacchetti della spesa; la donna entra in casa di corsa e lascia la porta spalancata per la luce; la donna scompare nel buio della stanza e va a posare i sacchetti, sicura dei suoi passi; poi si dirige verso la porta alla sua destra e origlia; accertatasi che non sente rumori, accende la candela poi torna verso la porta ma la lascia socchiusa; poi si dirige verso la cucina. Estrae dai sacchetti della spesa dell’insalata, un pacchetto con della carne cotta, e del pane; poi prende la bottiglia di vino che conserva nel frigo senza corrente, si guarda ancora intorno, osserva la bottiglia e prepara la tavola con l’insalata e la carne cotta deposta su un piatto; poi tira fuori il sacco a pelo, lo sdraia a terra, si mette la camicia da notte e la cuffia per i capelli; avvicina la candela al sacco a pelo e tira fuori il vaso da notte, fa per sedersi ma nel frattempo la luce delle scale si spenge e si alza per andare ad accenderla fuori scena; una volta accesa rientra in casa e lascia sempre la porta socchiusa; si siede sul vaso da notte e poi sente rumore di chiavi da basso alle scale esterne; si alza subito dal vaso da notte, corre verso la porta e la chiude senza far rumore; poi torna verso il sacco a pelo, vi si infila dentro e spegne la candela con le dita; rumore di chiavi sulla porta, entra una figura scura che si intravede appena con la luce delle scale di spalle; entra e chiude la porta; al buio si sentono dei passi sicuri che si dirigono verso la porta opposta; rumore di una chiave e una maniglia che si apre ed entra un spiraglio di luce al neon come da una finestra sull’esterno; poi la porta si chiude; silenzio e attesa; rumore di acqua nel bagno e poi di molle di materasso; silenzio e attesa; si accende un fiammifero e si accende la candela a fianco di Anita; Anita si alza e a passo felpato va ad origliare alla porta; si sente russare in sottofondo; allora Anita si dirige verso la cyclette, controlla i fili dei collegamenti e li segue fino alla porta chiusa alla sua destra; torna verso la cyclette e vi monta sopra; lentamente e comincia a pedalare; si comincia a vedere solo la luce della televisione di fronte a lei che le illumina uno sguardo freddo e calcolatore; la luce nella stanza non si accende e Anita comincia a pedalare sempre più forte, sempre più forte fino a non poterne più fino a quando si sente un grido nell’altra stanza ed uno scoppio; buio; la televisione non funziona più; resta solo la luce della candela e Anita comincia a pedalare sempre più piano, sempre di meno fino a fermarsi

ANITA

Col fiatone

Il filo… arriva fino al lampadario… sul soffitto…
Poi… va verso il frigorifero… verso la caldaia, ma questa… si può isolare…
E poi… poi resta la cima, per qualsiasi altra… necessità!

Pausa; con tono scuro

Poi spargi solo un po’ d’acqua e tutto si collega da solo.

Pausa

Adesso non si vede più niente.
Tanto il realiti era già finito!





ATTO IV

Anita è seduta al tavolo; la tavola è sparecchiata; al centro la solita candela e la porta d’ingresso è socchiusa; Anita fissa il vuoto; si accende la luce delle scale e si sentono passi che salgono le scale; la porta si socchiude e compare il I° agente

I° AGENTE

Signora? Signora, posso?
Si sente bene?
Sono venuto…
Mi hanno chiamato per… del cattivo odore…
Ma lo sente anche lei? E’ forte qui.

silenzio

ANITA

Piatti.

I° AGENTE

Cosa?

ANITA

Devo lavare i piatti.
Nessuno ha cenato.
Non sono scesa a buttare la spazzatura…

I° AGENTE

Signora ma qui si parla di un odore di… di marcio e di bruciato…

ANITA

Non ho avuto il tempo di buttare la spazzatura.

I° AGENTE

Ma si sente bene?

ANITA

D’altronde non ho più detersivo, né sacchetti per la spazzatura.
Non ho più un lavoro…

I° AGENTE

Farò io qualcosa per lei, se posso…

ANITA

… una misera pensione che se ne va in debiti…

I° AGENTE

Sa che c’è un ricovero per…per persone nella sua condizione proprio a cinque isolati da qui. Si trovano bene, sa? Ho già sistemato tre persone la dentro e si trovano discretamente. Certo il mangiare non è come quello di casa ma ci si può arrangiare, se si ha un certo spirito…
Ma… è sicura che quest’odore sia la spazzatura… i piatti sporchi? Ha bruciato qualcosa?

ANITA

… la cyclette..

I° AGENTE

Cosa?

ANITA

Non funziona più.

I° AGENTE

Mi… mi dispiace… io… farò in modo che qualcuno la… troverò qualcuno che la…

ANITA

Una donna come me è perduta senza televisione.
Una donna come me è perduta comunque.
Non ha scelta se non un bivio.

Si alza

O accetta la gratitudine degli altri, che poi se ne tornano a casa propria soddisfatti del loro gesto oppure deve arrangiarsi, in qualche modo.
La morte… No. La morte deve arrivare quando vuole lei.
O si muore di una morte lenta e attesa, o si sopravvive.
Io trovo sempre una soluzione.

I° AGENTE

Non capisco cosa…

ANITA

Si dirige verso la cucina

Non saprei cosa offrirle! Questo meraviglioso Merlot friulano oppure… oppure…
Niente caffè, spiacente.
Oh, ma lei è in servizio! Che sciocca.
Strano. Nessuno vuole assaggiare questo Merlot!
Eppure il friulano tira molto…

I° AGENTE

Sono stati i vostri vicini del piano di sopra a chiamarmi… per il cattivo odore, dico…

ANITA

Ah, si?
Vi siete accorti anche di come vivono?

I° AGENTE

Veramente, se non ci sono prove noi non possiamo…

ANITA

… non potete far niente, lo so.
Ed è più importante un ‘cattivo odore’.
Assaggerò io questo dannato Merlot!

I° AGENTE

Cerchi di capire. Io so cosa intende dire, ma la legge…

ANITA

A volte la legge non arriva dove dovrebbe.

I° AGENTE

No, Signora. Esiste un codice…

ANITA

Si volta gelida

Me lo apre, per piacere?

Gli porge il vino con l’apri bottiglia e l’agente lo apre; Anita prende un bicchiere, se lo versa e torna a sedere; lo sorseggia con espressione disgustata

Come immaginavo. Fa schifo!

I° AGENTE

E’ così cattivo?

ANITA

Questa vita fa schifo. E anche il vino friulano fa schifo!

I° AGENTE

Signora, mi scuso ma quest’odore è veramente forte e nauseante..

ANITA

Ognuno in casa propria può avere il diritto all’odore che vuole. O c’è qualche legge che lo vieta?

I° AGENTE

Non quando disturba gli inquilini del palazzo!
Mi spiace ma devo proprio capire da dove arriva.

ANITA

Faccia pure. Le indico la strada. Apra la porta alla sua destra.

L’agente resta un attimo titubante, poi tira fuori la pistola e si dirige verso la porta; Si mette di lato con la pistola fra le due mani poi avvicina l’orecchio; alza la gamba per sfondarla

Non importa tanta confusione. La porta è aperta e c’è una maniglia.
Vuole che per un servizio della polizia debba anche sistemarmi la porta a spese mie?

L’agente tira giù la gamba

E tanto meno quell’arma. A volte ci sono rimedi migliori di una pallottola.

L’agente tiene l’arma su una mano sola ed apre lentamente la porta; si copre il volto per l’odore ed entra; dopo alcuni secondi esce con aria sconvolta

E’ del tutto naturale. L’uomo è polvere e tornerà ad essere polvere.
In che modo nessuno lo può stabilire, a volte.
Altre volte si, se qualcuno lo stabilisce per te.


I° AGENTE

Ma… ma è lui!
Ha ancora il turbante in testa e…

ANITA

Sa, giovanotto. A volte succede che nella vita non si ha la fortuna di essere signore. Ma non è questo l’importante se hai qualcuno che ti rende felice. Qualcuno che, nonostante i suoi difetti, torna sempre da te e ti dice quello che ha fatto durante il giorno, che ti ha dato la gioia di sentirti importante, la gioia di essere madre e che tu puoi chiamare “tesoro” quando vuoi.
Non senti né la solitudine né l’abbandono.
Poi capitano disgrazie, lutti, depressione.
Succede a tutti, si, in modo naturale.
In quel caso non te la puoi prendere con nessuno.
Ma in caso contrario, se nasce rabbia per causa della volontà umana, allora tutti i sentimenti che sei costretta a coltivare sola, nel più assoluto silenzio di quattro pareti fatiscenti ed un pacco di vestiti da svendere al macero per acquistare un po’ di spazio e un po’di denaro, diventano spesso questioni di vita.

I° AGENTE

Io non capisco cosa c’entra tutto questo con…

ANITA

Lui me li ha portati via, quel dannato giorno al metrò.
Uno scoppio e via.

Si volta verso l’agente impassibile

Crede che questo sia sufficiente per sopprimere il dolore?

Si volta di nuovo

Così ho indagato, l’ho cercato, l’ho trovato.
Hanno un carattere orgoglioso, loro.
Quale nascondiglio migliore della piccola casa di una vecchia signora sola, che faceva la bidella in una scuola elementare.

I° AGENTE

Vuole dire che… che lei lo ha portato a casa sua?

ANITA

Agente!
Di cosa si stupisce al giorno d’oggi?
Qualche piccolo lavoretto…

Indica la cyclette

… qualche soldo in caso di bisogno…
… qualcuno a cui servire e da chiamare “tesoro”, ogni tanto!
Era il minimo che poteva fare.


Con tono freddo
Per me!

I° AGENTE

Si asciuga la fronte con un fazzoletto

E perché… allora lo ha… lo ha ucciso?

ANITA

Oh, si fa per molto, ma molto meno. Non li vede lei i telegiornali?
Io li vedevo, anche se a tratti.
Non si viene meno ai patti se per una delle due parti è una questione di sopravvivenza.
Aveva già stabilito tutto. Se ne sarebbe andato via per forza.

I° AGENTE

Continua ad asciugarsi la fronte

Allora lei sapeva del piano d’attacco. E lo ha fatto solo per la sua ‘questione di sopravvivenza’?

ANITA

Non le pare che oggi ognuno pensi alla propria?
Si fanno scudo l’uno dell’altro. Si parla, si propone, si discute…
Poi i problemi restano sempre degli altri.
Che ci vuole fare. Così è la razza umana.
E’ la prima cosa che ci viene insegnata.
Ognuno a modo suo.

I° AGENTE

Lei sa che devo denunciare il fatto alla centrale, non è vero?

ANITA

Si alza, va verso la cucina ed apre un cassetto

Si asciughi la fronte con questo.

Gli porge un tovagliolo

Adesso è il momento giusto per parlare con sincerità.
Come mia madre mi ha insegnato.
Pace all’anima sua.
Voi lo avete cercato per tanto tempo e dappertutto.
Vivo o morto.
Io ve l’ho trovato e ve lo cedo così com’è.
Non crede che il caso farebbe scandalo per l’onore del corpo di polizia dello Stato?
Lasciamo stare la cosa così com’è ma ad un patto.
Io ve lo lascio portare via e voi ne trarrete il vantaggio della vostra riuscita nell’operazione ma solo quando avrete trovato qualcuno che mi ripari la cyclette, che io possa curare, che possa chiamare “tesoro”, ogni tanto.

Si alza e si dirige verso la cucina, apre uno scaffale

Solo quando avrete trovato qualcuno in grado di farmi sentire ancora utile.

Si volta verso il poliziotto

Ancora in grado di parlare.
Nel frattempo, non si preoccupi, al cattivo odore ci penso io.

Alza in alto il sapone di Marsiglia

Con questo va via tutto, anche l’odore dell’uovo!

Buio

FINE

mercoledì 8 agosto 2007

Minimetropoli 2000

Caldo torrido.
Firenze in questo periodo è inaccessibile...
Stasera ho finito presto. Posso andare a casa per l'ora di cena.
Il concerto di Baglioni può fare a meno di me... stasera.
Mi fermerò al supermercato a comprare qualcosa di sfizioso per cena.
Poi una candela, si. Accenderò una candela ed aprirò un buon chianti.
Sento la temperatura che cambia attraversando la campagna fiorentina.
Adesso, all'altezza di Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio... Prato.
Il vento mi carezza il volto. Tengo il casco aperto per questo.
Aria serale di agosto inoltrato.
La mia piccola città mi offre già le sue luci.
Luci da minimetropoli.
Accendo il gas, un bel filetto scottato...
Hanno della buona carne in quel supermercato.
Il palazzo è deserto. Tutti in ferie.
Ero abituato ad andare in ferie d'agosto ma quest'anno non è stato possibile... troppo lavoro.
Accendo la candela... le ultime notizie del tg mi disorientano un po'.
Questo filetto è meraviglioso. Sorseggio un buon Antinori d'annata.
Incendi al sud? Che novità.
Una sigaretta poi laverò i piatti...
Non sopporto i piatti sporchi nel lavandino. Una mania, lo so. Mi prendono in giro per questo.
Pulizia dentale, doccia, profumo...
Mi getto nella mia minimetropoli.
Avanti, piccola, vediamo cosa hai da offrirmi, stasera.
Lascio la moto in garage e prendo la macchina.
Imbocco via Bologna...
...quanto è lunga questa strada... porta fino a Bologna attraverso il valico appenninico...
Svolto a destra... non devo arrivare fino a Bologna...
Il ponte Datini sul fiume Bisenzio... guarda quante palafitte sul fiume e quanta gente...
Allora tanti sono rimasti in città ed escono solo la sera...
Vorrei viverti di più, mia piccola...
Pressi della stazione. La cosa si fa interessante ma ho una certa vergogna, lo ammetto.
Non è da me ma... vediamo cosa hai da offrirmi...
Stasera voglio viziarmi... accendo una sigaretta e musica a medio volume...
Perfetto, Morcheeba, il primo album...
Sterzo verso via Firenze...
Prostitute ad ogni angolo e di tutte le razze.
Buona sera, ragazze, e buon lavoro.
Incrocio viale della Repubblica... Qui escono fuori tutti i giovani diplomati dell'Istituto Tecnico Industriale "Buzzi"...
Figli di papà che vivono dell'eredità familiare e... stracci e ancora stracci...
Questa città meriterebbe di più, un pò più di cervello... ma non posso odiarla per questo.
Stasera mi devi fare compagnia, bella.
E' la mia serata. Sento che lo è.
Scorro lungo l'argine del fiume. Mi abbagliano. Ancora mi abbagliano.
Linguaggi...
Cosa dovrò fare? Non si deve vedere che non capisco...
Altra vergogna.
Adesso dove sono? Non conosco bene questa parte della città. Hanno aperto una strada qui e...
Maremma! Adesso è senso contrario. Devo tornare indietro e rifare questa strada...
Accendo una sigaretta ed apro il finestrino a metà... non mi devo esporre troppo...
Auto grigia... vista.
Auto rossa... vista.
Ci si deve guardare dai finestrini?
E perchè abbassa lo sguardo? Luccica una fede.
Capito.
penseranno di me che sono uno snob, che ho gusti sofisticati...
Accelero.
Noto che le più gettonate sono le auto rombanti.
capito.
Accelero ancora di più.
Grazie mia piccola città. Mi hai emozionato stasera e...
Semaforo rosso.
Una 500 blu.. non la vecchia 500. L'orribile, nuova, 500 degli anni '90.
Come hanno potuto fare una macchina simile..
Abbasso il finestrino...
...
...
Domani 12 ore di lavoro ma...
...
...
Grazie, minimetropoli.
L'estate più bella che mi potevi regalare.

martedì 7 agosto 2007

Dissolvenza

Un posto dove vorrei vivere...















Una baracca sul mare...
Va benissimo...















Un saluto a tutti...
Ma che fa?
Parte o resta?






















Arriva il momento in cui...
... si può fare... si potrebbe fare...
Dissolvenza.







lunedì 6 agosto 2007

Germogli sempreverdi...


Presunzioni...

Vorrei essere nudo, senza peli, assolutamente glabro
fra pareti metalliche e un oblò per guardare fuori,
oltre questo mondo che è il mio.
Vorrei essere grigio, senza sfumature, assolutamente monocolore
mentre osservo i colori del cielo da una finestra, fuori,
oltre questo mondo che è il mio.
Vorrei essere freddo, senza pelle che trasuda, assolutamente vellutato,
per sfiorare strade e palazzi
oltre questo mondo che è il mio.
Vorrei avere una mente neutra, assolutamente sterile
mentre ascolto i discorsi della gente
e rido di questo mondo che è il mio.
Così mi ritrovo vestito, in battaglia con peli e sudore...
Colorato di colori sgargianti...
Caldo da metabolismo accelerato...
Contaminato da pensieri e responsabilità
...
...
Infine che farò di me?
Cercherò di essere impeccabile con la parola...
Cercherò di non prendere nulla in modo personale...
Cercherò di non supporre nulla...
Cercherò di fare sempre del mio meglio...
E porterò via il passato, ogni momento che passa...
Eliminare la parte morta.
Risanare la pelle, lentamente...
Qualcuno la accarezzerà e ne resterà estasiato
Tanto da farmi sentire l'angelo che non sono.

mercoledì 1 agosto 2007

15 sigarette

Pagina bianca.
Vorrei ritrovare quegli stimoli, quelle idee che di getto mi fuoriuscivano dalla mente trasformandosi in parole.
Passa tempo, lentamente.
Il pc si scaricherà.
Accendo una sigaretta.
Tecnicamente potrei farlo. Ma non è sufficiente.
La parola deve trasmettere anche un senso o, ancor meglio, una emozione.
La tv manda immagini senza audio e una zanzara tigre mi sta torturando.

Scena I
Una donna anziana è seduta su una sedia al centro del palcoscenico; un’altra donna più giovane le sta pettinando i capelli grigi…

No. Non è il mio testo.
Spengo la sigaretta.
Devo prendere le mie gocce ma ho bevuto poco fa del vino. Meglio aspettare ancora un po’.

Scena I
Due uomini completamente rasati e vestiti solo in mutande sono seduti al centro del palcoscenico uno di spalle all’altro; la scena è completamente rivestita di pareti metalliche; alla sinistra del palcoscenico, dal punto di vista dello spettatore, un oblò, unica via di accesso visivo oltre la stanza…

Era una buona idea. Non ricordo più dove ho messo il manoscritto di prova.
Piaceva.
Ma per orgoglio non l’ho mai terminato.
Quante volte l’orgoglio mi ha fregato.
Accendo una sigaretta.
“Il tuo medico o il tuo farmacista possono aiutarti a smettere di fumare”.
Non ne ho assolutamente intenzione.

Scena I


Spengo la sigaretta.
Il supporto di un’immagine dovrebbe aiutarmi, adesso.
Ma anche la parola deve stimolare delle immagini. Non devo arrendermi a questa tentazione.



Scena I


Scena I


Accendo una sigaretta.
“Il fumo uccide”.

…un ragazzo a sinistra del palcoscenico, dal punto di vista dello spettatore, in pigiama, seduto su un letto d’ospedale ; un altro ragazzo alla destra del palcoscenico sta facendo ginnastica con attrezzi da palestra; il ragazzo guarda fuori da una finestra

Gigli!
Sono gigli bianchi.

Si commuove e si siede sul letto…

Spengo la sigaretta.
Devo prendere le mie gocce. Adesso è passato abbastanza tempo.
Una, due, tre,… sei,… otto,… dieci.
Il pc… 80% di carica
Vediamo un po’.
Dovrei rileggermi tutti i miei appunti archiviati per data e anno.
Ma cadrei di nuovo nella trappola della tecnica.
Accendo una sigaretta.
“Il fumo ostruisce le arterie e provoca infarti e ictus”.
Mio padre. Già, sono soggetto ad ictus.
Basta non rimanere a letto immobile.

Scena I
Buio sulla scena. Si sentono rumori di passi affaticati che salgono scale; rumore di chiavi alla serratura di una porta; si apre una porta alla destra del palcoscenico e la luce delle scale illumina parzialmente la stanza di un monolocale; una mano spalanca la porta e afferra dei sacchetti da terra; entra una donna che si intravede a malapena con la luce alle spalle; si dirige verso un tavolo al centro del palcoscenico dove poggia i sacchetti poi si dirige verso una cassettiera accanto alla porta ed apre un cassetto; trova una candela, la poggia sulla cassettiera e la accende…

Spengo la sigaretta.
Una donna, si. E’ di una donna che devo scrivere. I personaggi che mi riuscivano meglio.
Adesso ci siamo.



Accendo una sigaretta.
“Il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno”.
Un modo per starmi lontani.
Personaggi costretti a pensieri ed azioni eccessive. Costretti a sopravvivere.
Spengo la sigaretta.
Fin dove può arrivare l’immaginazione.
Il pc… 60% di carica.
Non ho voglia di attaccare la spina.
Riecco la zanzara tigre.
Alla tv un documentario, penso.
Accendo una sigaretta.

Scena I
Una ragazza poggiata ad una quinta; fissa una porta sul fondo scena; è visibilmente vestita da sera e ben pettinata; guarda l’orologio e si volta di scatto verso uno specchio alle sue spalle; si ritocca il rossetto con le dita e si stira i capelli ai lati del volto; si poggia di nuovo alla parete ed assume pose sexy come prove; poi si dirige di scatto verso la parete opposta del palcoscenico dove si trova un tavolino con due bicchieri ed una bottiglia; si versa da bere e beve d’un fiato; torna verso la parete opposta e, asciugandosi le labbra, si poggia di nuovo alla parete; passano alcuni minuti di silenzio; la ragazza guarda l’orologio e si guarda di nuovo allo specchio; si poggia di nuovo alla parete

Adesso eri qui.
Perché proprio a noi…

Spengo la sigaretta.
Accendo una sigaretta.
Spengo la sigaretta.
Accendo una sigaretta.
Spengo la sigaretta.
Ti voglio già bene, tesoro.
Sei triste ma non ti arrendi.
Accendo una sigaretta.
Spengo la sigaretta.
Una birra. Cosa farà mai una birra con le mie gocce?
Eri bella e i segni del tempo vanno già nascosti.
Hai ancora tempo ma non vedi altra via di scampo.
Accendo una sigaretta.
Spengo la sigaretta.
Continui ad aspettare, a sperare. Ti aggrappi a quei momenti di vita vissuta.
E la vita ti è scivolata dalle mani.
Accendo una sigaretta.
Spengo la sigaretta.
Ma tu questo lo sai.
Accendo una sigaretta.
Spengo la sigaretta.
Adesso ti spogli lentamente. Ti strucchi lentamente. Torni al tavolino e bevi di nuovo.
Accendo una sigaretta.
Spengo la sigaretta.
Prepari gli abiti per il giorno successivo.
I tuoi rituali quotidiani.
Accendo una sigaretta.
Spengo la sigaretta.
Ti lavi i denti. Indossi la vestaglia preferita. Vai verso il letto e ti fermi.
Accendo una sigaretta…



Qui, dove mi hai amata e dissanguata.


La sigaretta si è consumata da sola sul posacenere.
Adesso sei viva.
Ti penso e dico che mi hai fatto fumare 15 sigarette.

lunedì 30 luglio 2007

Notturno di confine

NOTTURNO DI CONFINE

(Y nadie la sabrà, nadie, porque ella sola supo de sì)

ESERCITAZIONE DRAMMATURGICA E ATTORIALE


(al centro del palcoscenico si trova una cabina per pedaggio autostradale; è notte e una luce lampeggiante di colore arancio aumenta e diminuisce l'intensità della luce con intervalli regolari; in alto, sulla cabina, una luce verde ad indicare che il casello è aperto; all'interno si trova una donna, sui trent'anni o poco più, con i capelli raccolti in una specie di 'crocchia' irregolare, tenuta su da un pettine che lei sta cercando di accomodare con le mani; in bocca ha una matita per il trucco e indosso una maglia, molto colorata, che la copre per tutto il torace; in sottofondo il rumore sordo, ma in lontananza, di motori; mentre la donna compie gesti preparatori, si sta guardando ad uno specchio molto piccolo che ha davanti a se, sul banco dove si trovano anche oggetti per il trucco, sigarette e monete)




DONNA:

Grazie!

(si toglie la matita dalla bocca e si gira verso la sua destra rivolta alla Signora Suffisant)

Ho detto grazie!
Signora?
Signora Suffisant, mi ha sentita?
Non...

(indica col dito le orecchie)

... non importa .
Accenda.

(gesticola indicando le orecchie)

L'ap - par - ec - chio!
Non deve sentirsi emarginata per questo.
E' ancora bella.
Bel-la... Gio-va-ne!
Ecco!
Grazie, ho detto.

(torna a ripetere i gesti iniziali)

Come perché?
Per la sua offerta.
E' bene... ogni tanto... qualche straordinario.
Ne ho bisogno.
Si stenda.
E si ricordi di abbassare la sbarra!

(si volta di nuovo verso la Signora)

Ho detto, si stenda pure!
Dor - mi - re!
Oh! Ancora spento!

(grida)

Dormire e abbassare la sbarra!
Non faccia come al solito, il suo casello è chiuso.
La notte è chiuso

(pausa)

Batterie?

(grida)

Siamo d'accordo così.
Non si deve preoccupare per me.
Il turno di notte lo faccio io, come sempre.
Si stenda, ora.
Sten - de - re!
Ooh!

(pausa; torna a guardarsi allo specchietto e fra se')

Non disturbarmi, adesso.
Non adesso!
Tu e la tua idea di ‘solidarietà’.

(un fascio di luce illumina per un attimo la donna; improvvisamente si volta verso la sua sinistra e stende un braccio verso l'esterno della cabina)

Quattordici franchi!

(col braccio sinistro simula di prendere monete che poggerà sul banco davanti a sé e si volta sullo specchietto)

Come?
No, signora, deve stare tranquilla! E' il nostro lavoro. Come può pensare...
come ...

(ride)

... può pensare che una ragazza come me...

(ride; si blocca davanti allo specchietto)

Ombretto troppo scuro?
La vista però ce l’ha buona!

(si tocca una palpebra, resta un attimo a fissarsi, poi si strucca velocemente e fra sé)

Devo far presto. Qualcosa... qualcosa di nuovo stasera.
Qualcosa di intonato alla...

(comincia a cercarsi attorno e trova un rossetto)

...alla... alla...
Ma dove l'avrò messo?

(grida)

Grazie!
Farò tesoro del suo consiglio.

(apre il rossetto)

Rosso papavero!

(si mette il rossetto rosso appena trovato poi si guarda allo specchietto e parla fra sé)

Mi trovi diversa? Su, come mi trovi stasera? Fresca? Mmmh! Ah, ah. Cosa dici? Ciliegia? Ogni sera un sapore nuovo?
No, non ciliegia... Indovina?

(si accende una sigaretta ed assume un atteggiamento sicuro di sé)

No!
Nemmeno!
Cosa?

(assume un'aria stupita)

E' così che vuoi?
Capito.
‘Sin dalla prima sera d'inverno.
Fiumi di parole.
L'anima scivola via’.
Niente romanticismo. Capito.
Parole al vento…
Già. Lo so, lo so.

(comincia a cercare con gesti meccanici e spenge la sigaretta)

Ma dove l'avrò messo?

(torna a guardarsi allo specchietto)

Cosa vuol dire 'non c'è da fidarsi'? Cerco solamente di scacciare la noia... la tua noia, con colori vivaci e parole… Per te, che tutti i martedì sera passi di qui, alla stessa ora, questa volta sarò fresca di primavera, intonata alla primavera.

(un altro fascio di luce illumina la donna, si volta di scatto alla sua sinistra e allunga il braccio)

Quattordici franchi!

(guarda la moneta)

No!
Questa moneta è scaduta.
Vede? Li - ber - té , e - ga - li - té, fra - ter - ni - té, 1977... E' tanto che non passa di qui, immagino!

(pausa)

Speak... french?
Merd!
Th... this... money... is...
is... mmmh...

(gesticola tentando di spiegare)

Ooo... oaa... ag...again! Oui... mmh... no, other, yes!

(fa cenno di prendere altre monete e le guarda sul palmo della mano indicandole)

No, no. Non altre monete.
Ooold... yes, old money...

(le guarda di nuovo e con aria di sconforto)

Oui... trés... much good, V ...very good!
Altri quattordici franchi... ha capito!
Ma non ha capito che questa moneta è vecchia!
E' importante, per me, spiegarle.
Gratuitamente, intendo.

(fa cenno di prendere altre monete)

No!
Non monete in più.
Gratis! Cioè cambiare!
Cambiare e comunicare... Understand?
Eeeeh! Va...va... bye!

(prende tutte le monete, vecchie e nuove, e le posa sul banco, poi torna a guardarsi allo specchietto, si blocca, prende una delle vecchie monete e la guarda da vicino)

Libertè... 1977... Je... ne... sais... rien.

(comincia a ridere prima lentamente, poi sempre più forte fino a quando si blocca e si volta verso la signora alla sua destra)

No!
No, signora Suffisant, non era lui.

(pausa)

Belli!
Colpi di sole?
Dove?
Ho detto, do-ve?
Dove li ha fatti?

(riprende a truccarsi)

Stia tranquilla.
Tran - quil - la!
Metterò una buona parola anche per lei.
Si, lo so.
E' pesante il turno di notte. Dorma!
Grazie per la sua solidarietà.
Farò il possibile, si! Dorma adesso.
E abbassi la sbarra!
Ma quale caparra?
Sbar-ra, ho detto.
Non voglio nessun cambio. Ho ancora una buona mezz'ora, contando gli straordinari.
I patti, ricordo.
Tutti nella stessa condizione.
Noi due nella stessa...

(si guarda allo specchio cercando di mantenere la calma; prende del cotone e si strucca nervosamente poi cerca di nuovo un altro rossetto e fra sé)

Controlla le parole.
Certi errori vanno evitati!
Dovresti sapere, ormai...

(continua a cercare e si accende una sigaretta)

... che quando si è soli...

(continua a cercare)

... di notte... troppe parole… rischi…

(prende un rossetto e lo apre)

Ecco!
Marrone cupo e...

(riprende a cercare con lentezza dandosi il rossetto che sarà marrone)

Ma dove l'avrò messo?

(prende un altro oggetto sul banco e vi legge sopra)

Terra di... di… Siena?

(apre la confezione con titubanza, l’annusa e si spalma la terra sul volto guardandosi allo specchietto, poi con aria soddisfatta)

Selvaggia!
Sei proprio una selvaggia.

(assume un atteggiamento grintoso, poi si alza in piedi spengendo la sigaretta e fra sé)

Ascoltami adesso!
Dal momento che godi della situazione.
Godi, si!
Figlio di papà!

(si scioglie i capelli e si spettina)

Ti sembra giusto che debba sempre stare qui, sola, di notte, pronta a soddisfare i tuoi bisogni... autostradali?
A riempire le tue tasche?
La mia mano preleva monete con un semplice gesto...

(imita il gesto di prendere monete, sorridente)

... a riempire le tue luride tasche!

(pausa)

Questa cabina ormai è piena della mia libertà.
Non te la rubo, la tua cabina, sta' tranquillo.

(allarga le braccia)

Es-plo-de-rà!

(pausa; si ricompone e fra sé)

No!
Non così.

(si guarda allo specchietto)

Credi che una donna non possa fare questo?
Credi che una donna sia pazza se fa questo?
Dicono che le donne sanno come truccarsi e che possono ritoccare il trucco ma non cambiarlo.
Che non possono sbagliare, in questi casi.
Perché dicono che le donne sono sicure di quello che vogliono.
Devono essere sicure.
Ma la pazzia… in fondo… qual è?

(pausa)

Erano donne così sicure un tempo.
Ora…

(pausa; si volta alla sua destra)

Come?
Immagina?
Devo immaginare un... ‘un mondo primitivo’?
Ah!
Di quelli dove si lavora solo per vivere.
Vi-ve-re!
Ma lo vuole accendere quel dannato apparecchio?

(pausa; poi con ironia)

‘Dove si respira aria di campi e grano falciato’, per caso?
Lo ha già detto.
L'altro ieri, si.
Non ricorda?
Misteri di questa campagna!

(ride)

Mondi dove non è facile viaggiare, suppongo.
Dove si può amare senza... complicazioni.
‘Può essere un paese di montagna o di mare’.
Dov'è che lo aveva letto?
‘Un mondo di lucciole e muscoli di braccia dalla pelle liscia che ti proteggono dalle brezze estive’...

(pausa)

Lo... lo ha inventato lei?
Fin dove arriva l'immaginazione!

(si tira indietro i capelli sospirando, si siede e prende una vecchia moneta)

Egalitè... 1977...

(sorride a lungo, poi torna seria e fra sé)

Di notte... troppa solidarietà... può essere pericolosa.
Attenta alle parole.

(pausa)

Ma dove l'avrò messo?

(prende un batuffolo di cotone e comincia a struccarsi; d'improvviso si blocca)

Chiamami Jane.
Sarò la tua scimmia.

(ride con gusto, poi si fa seria all'improvviso)

No!
Eppure ci stava bene adesso. Se solo ricordassi dove...

(si alza in piedi sempre guardando lo specchietto)

Voglio fare per sempre la tua scimmia. Se solo sapessi... Oh, ma tu non sai cosa vuol dire sbattere sempre su queste pareti di vetro mentre il tempo, prezioso, sfugge tra le mani rincorrendo fari sperduti nella... campagna.
Bella la campagna per voi, passanti, che aspettate una mano che vi conceda il passo.
Non ho tutto il tempo che hai tu di vederla di giorno, girovagando fra i tuoi fottuti caselli a controllare, ordinare, rimproverare…
Questi bellissimi giorni di primavera.

(con ironia)

‘Fra cumuli di nubi bianche e vento fresco profumato di sole’.

(si volta verso la Suffisant e ride)

Vero cara la mia Suffisant?

(pausa; si volta di nuovo sullo specchietto e fra sé)

Pagando anch'io un pedaggio... alla tua maledetta caserma di... vegetali... che aspettano un minimo di... di...

(pausa)

Merda!
Sarò la tua scimmia preferita se tu le regalerai la sua ban...

(si blocca, sorride e poi, di nuovo seria, imita i gesti di una scimmia; poi batte le mani sul banco facendo cadere le monete)

Ma dove l'avrò messo. Merda!

(un altro fascio di luce la illumina; si volta di scatto alla sua sinistra)

Quattordici franchi!
No! Non ho resto. Ho detto che non ho resto, compris?
Je n'ai pas... pas... de petite monnaie!
J ... ja? No, non...
Deutsch no! Com - pli - quée... C'est compliquée pour moi.
Difficult?

(pausa)

Basta!

(chiude violentemente il vetro alla sua sinistra gridando)

Fermé... closed!
CHIUSO!

(pausa; si volta lentamente a destra con una mano fra i capelli ed un'aria affranta e si accende una sigaretta)

Tranquilla, signora Suffisant, non era lui.
Stia tranquilla!
Vedo che l'apparecchio lo tiene acceso, quando vuole.
Finalmente!

Allora le batterie sono cariche.
Non lo tratterei mai così, sarebbe uno svantaggio.
Uno svantaggio per tutte e due...
... due!
Per le nostre due condizioni.
Dorma ancora dieci minuti.
Dieci minuti, per favore.
Ho detto dorma!
Ma se ci sente benissimo!
Presenterò il suo problema.
Se lo merita, certo, l’aumento.
Ma vuole abbassare quella sbarra?
Lo so, è l'ora.
Starà per passare.
Sarà qui, vicino.

(si siede e fra sé)

Oh!
Non disturbarmi adesso.
Non adesso!
Ma dove l'avrò messo?

(prende un pettine e si tira indietro i capelli; in seguito, con fare molto lento, riprende a struccarsi allo specchietto; si sofferma e si avvicina guardandosi un occhio)

Ancora una.
Merda!

(cerca un correttore)

Amore. Si fa quel che si può.
Lèccati e rilèccati e poi...

(si spalma del correttore sotto gli occhi)

E' una lotta. Non solo contro il tempo.

(pausa)

Contro lo sconforto.
Succede!
Succede che a volte non si ha fortuna nelle scelte, nei consigli.
Buone intenzioni.
Forse... saggi consigli.
Erano donne così sicure, una volta.
Ora…

(pausa)

Erano così… così agguerrite.
Ideali, probabilmente!
Ora… ancora, ma… forse…

(pausa)

Razionalità!
C'è bisogno di razionalità in casi estremi.
E in culo le emozioni.
Non si ammettono sconfitte.
Succede!
Se le vittorie sono lente... lentissime astrazioni.

(pausa)

No!
Non è così che sarò stasera.
Non posso rischiare, stasera.
Ne vale della mia ultima opportunità.
Sento che è l'ultima.
E allora una donna oggi sa come fare ma deve...

(si ferma, spenge la sigaretta e riprende a cercare con frenesia)

... deve lottare di più...
... di più... fino allo stremo.
Non...

(continua a cercare)

... non c'è quella solidarietà di una volta.

(si blocca sullo specchietto)

Solidarietà…

(riprende a cercare)

Maledizione!
Ma dov'è che l'ho messo?

(prende un rossetto nero sul banco e se lo mette)

Dove l'avrò messo?

(pausa)

Nera!
Nera non sono mai stata.

(si toglie la maglia ed appare con una sottoveste nera; poi comincia a frugare fra i trucchi, prende del cerone bianco e se lo spalma)

Sai, il nero tende alla sincerità.
L'ultima frontiera dei colori.
Dove si negano tutti i colori.
Dove si confondono tutti i colori.
Ammetto.
Ammetto la mia sottomissione!
La mia paura.
Ricco. Distinto.
Ipocrita!

(pausa)

Ma non siamo nel '77!
Je... ne... sais...
Io t'insegnerò qualcosa di più.

(un altro fascio di luce la illumina; si controlla allo specchio, poi si volta lentamente alla sua sinistra, osserva a lungo oltre il vetro chiuso e sussurra)

Fermé!

(sorride e lancia un bacio, fa cenno di no con la testa e saluta, poi torna a cercare fra i trucchi e prende una matita nera con cui si tinge le sopracciglia)

Fraternitè!
Quando meno te l'aspetti... da chi meno ti aspetti.
Ma dove... dove l'avrò...

(si sofferma guardandosi allo specchietto poi si volta lentamente alla sua destra)

‘Vorrei volare, amore mio...’
Si, si. Ho sentito.
Parola grande, lo so.
‘Vento violento in faccia di una notte di maggio.
Non ho poesie da raccontare. Non conosco poesie.
Ma lasciati chiamare amore mio.
Il gusto di una parola grande che ti esce dalla bocca...’

(si volta sullo specchietto e fra sé)

Poetica, la signora, per un aumento!

(si volta di scatto verso la signora e grida)

Il peso di una storia sulle spalle. La conosco la sua storia.
Ho capito, stia tranquilla, vedrò se è il caso di parlare così.
Insomma!
E va bene.
‘Sangue di figlio dalle labbra che si aprono fino a lacerarsi... labbra calde che hanno accolto il tuo...’

(abbassa la testa fra le braccia. Lunga pausa. Alza la testa lentamente verso lo specchietto)

Non esageriamo. La scongiuro.
Le parole sono parole, cara la mia signora!
Qui necessitano fatti!
E i fatti sono io a...
Come? Fatti furba?

(fra sé)

Maledette confidenze... di notte.

(voltandosi di nuovo verso la signora a destra)

Ho detto le parole!
Sono poche. Maledettamente poche, è vero, ma forse è meglio così.
Quelle poche che ci sono non possono esprimere tutte le sfumature e se fossero di più sarebbe… sarebbe ancora peggio.
Perché… perché direbbero troppo nel poco che c’è.

(pausa)

Come ha detto? Perché... impedirle?

(ride)

Le ricordo che sono io a pensare ai fatti!

(pausa; si volta sullo specchietto riprendendo lentamente a tingersi le sopracciglia, si sofferma e fra sé)

Ci sono momenti in cui è un piacere donare piacere.
Anche se la fibbia dei pantaloni preme dritta sulla gola e ti impedisce di respirare.

(pausa e fra se')

Marca CK impressa sul collo.

(pausa)

Ma non ti vuoi fermare.

(pausa)

Mani che premono sulla testa.
Non ti puoi più fermare.

(riprende lentamente a truccarsi le sopracciglia)

Fino a soffocare.

(pausa)

Ci sono momenti in cui si può morire per qualcuno.
Non è più momento.

(pausa; si blocca di nuovo)

Non è il solito dolore di quando si è soli.
Non è il dolore che amo, quando si è soli.
Quando ti alzi dal letto e vorresti tornarci subito... quando vorresti che le ore del giorno, del giorno che rimane, volassero via perché occupate da fantocci e ...
e...

(pausa; con ironia)

Erano così unite, le donne, un tempo.

(pausa; si accende una sigaretta e riprende a truccarsi)

Non so spiegare ma...
E' tempo di essere pericolosi.
E' stato un bel gioco covare rancori.
Poi si va oltre.
E si ride dei giochi passati.

(si blocca come se avesse un lampo, poggia la sigaretta e prende la maglia; fruga nelle tasche ed estrae un coltello)

Ero sicura.
Merda!
Stupida!

(pausa; riprende la sigaretta e assume un'aria accattivante)

Mi hai fatto male l'altra sera... più del solito.

(ruota il coltello fra le mani e vi si specchia)

Se vuoi, possiamo continuare a giocare.

(pausa)

Sai. Mi piacerebbe che tu pensassi un po' a me.
Voglio dire, ormai sono mesi che aspetto.

(pausa)

Con la compagnia della signora Suffisant.
Piccola, è una tenera signora.
Ancora bella.
Sola.
Sorda!
Avara!
I difetti si accentuano con l'età e si nascondono dietro ciglia finte e collagene da effetto collaterale.
La capisco.
E’ l’effetto di un confine… dopo la notte che sta per finire ed un brusco risveglio.
Sempre in anticipo per il cambio del turno.
Lei pensa che una ragazza come me, giovane, indifesa...
Poi vede sempre l'alba.
Lei vede sempre l'alba.
Che fortuna sfacciata!
Le spetterebbe, un aumento!
Sono vent'anni che fa questo mestiere...
Era il 1977.
Sempre qui, sola.

(pausa; prende la moneta vecchia sul banco)

1977.
Lei era qui.

(spenge la sigaretta, si volta a destra lentamente e sorride)

Dorme.
Senza spettinare quegli strani colpi di sole.

(guarda l'orologio ed ha uno scatto; lascia cadere la moneta sul banco)

Merda!
E' l'ora!

(si alza, prende un rossetto e scrive sul vetro davanti a sé)

Bien - ve - nu!

(si poggia il coltello sul petto)

Puntuale.
Fari gialli.
Abbaglia.
Una... due... tre!
Ci siamo.

(ride)

Come sempre.
Vicino...

(si mette in posa con nervosismo e si aggiusta velocemente allo specchietto)

... vicino.
Ci siamo.
Ti fermi.
Ti guardi attorno.
Certo che ti guardi attorno, non devi essere notato, t'immagini se qualcuno...
Va bene che siamo sperduti nella campagna, in questa meravigliosa campagna, notturna campagna.
Che forse vedrò anche di giorno dopo aver dormito una notte intera in un letto caldo.

(pausa)

Sempre fermo.

(inizia a spazientirsi)

Vuoi essere sicuro stasera.
Hai ragione.
Se si scoprisse!
La dipendente e il proprietario.
Un classico.
Sarò un muro, lo sai.
Di me ti puoi fidare, lo sai.

(ride)

Adesso puoi avvicinarti.
Non avrei nessun vantaggio a tradirti, anzi!
Avvicinati!
Sin dalla prima sera...

(ride con nervosismo)

… ricordi?
Galeotto... fu...lo...

(gira lentamente lo sguardo a destra, verso la Suffisant, seguendo la macchina appena ripartita e lentamente si fa seria)

... sguardo!
Dove vai?
Signora?
Signora Suffisant?
Mi sente?
Ha sbagliato, lo vede?
Accanto a lei.
Al suo casello.
Le avevo detto di abbassare la sbarra!
Gli dica che ha sbagliato casello!
Signora Suffisant?
Su , si svegli.
Accenda l'apparecchio.
Quel maledetto apparecchio!
Il suo casello è chiuso, non vede la luce rossa?
Maledette batterie!

(grida)

La luce rossa!

(cerca di mantenere la calma)

Su, avanti, avanti!
Gli dica che ha sbagliato...
Signora? Signora?

(batte col coltello sulla parete della cabina)

Gli dica che c'è un solo casello aperto la sera in questa campagna.
Che ci sono io... la sera... il martedì sera... la notte.
Lui capirà.
Gli... dica... Signora Suffisant... accenda la luce.
Dove... andate?
Gli... dica...

(pausa)

... almeno...

(abbassa le braccia e guarda il coltello fra le mani e si tira indietro i capelli)

... qualcosa di me.

(pausa)

Aaaah!

(sbatte contro le pareti e con rabbia)

Maledetta strega, viscida, schifosa!
Confidenze maledette.
Le tue teorie, le tue poesie, la tua solidarietà! Fraternité un cazzo.
Ne so qualcosa, io!
‘Siamo tutte uguali, tutte nella stessa condizione’.
No! Io non ti somiglio affatto.
Affatto.

(si calma)

Strane ricerche di compromessi, di fottuti, ipocriti equilibri.
Per poi ritrovarsi nuda in macchina e poi sola e poi...
Nessuno disposto a lasciarsi andare...
… semplificare… amare.
Nessuno… più...

(piange)

Ma... ma dove sono arrivata!
Cercavo solo un po’ di compagnia.
Penso di meritarla... in fondo.
E il tempo passa, le occasioni passano.
Brucio il poco tempo che rimane per sopravvivere.
Aspetto un principe, ancora.

(grida)

E che male c'è!
Questa stramaledetta debolezza che è sognare.
Cannibali! Branchi di cannibali.

(si calma, poi sorride)

Non si toglie mai i calzini, vedrai cara Suffisant.
Se sopporterai quella bella compagnia che ti può dare una sacrosanta scopata!
Un pompino con la cintura e la fibbia che ti preme dritta sulla gola.

(ride)

Liberté, Egalité, Fraternité.
Così dividiamo anche lui.
In nome di quegli ideali.

(pausa)

Turno intero stanotte .

(si guarda allo specchio e ride)

Lèccati e rinnòvati e... poi...

(torna seria)

Non mi porti via.
Ti avevo chiesto di non essere lasciata sola.
Non sai che spreco!
Quanto tesoro al vento, violento, di maggio.
Era per te. Una speranza … per lasciarsi andare.
Semplificare…
Era qualcosa di smarrito, o così minuscolo, tanto da non accorgerti che sono passata?

(pausa)

Fraternité.
Je sais tout ce qu’il y avait à savoir.

(prende la vecchia moneta sul banco)

Dovresti sapere, ormai, che quando si è soli di notte...
Tutti nella stessa condizione.
Cotonate o... naturali...
Ruvide o... lisce...
Troppa solidarietà!

(striscia la moneta sulla lama; poi apre lentamente la porta a destra ed esce, scalza, con il coltello in mano; avanza lentamente verso la luce lampeggiante e vi si siede sopra e comincia a respirare l'aria a pieni polmoni tirando indietro la testa)

Ognuno ha diritto di vivere una piccola emozione, dopotutto.
Dopo quello che rimane.
Dopo.

(pausa)

Niente rimorsi né vergogne.
Si è fatto quello che c'era da fare.
Forse... troppo.
E si perde l'olfatto, il tatto.
Mia cara signora Suffisant.
Questione di sopravvivenza.
Adesso capisco.
Povera!

(corre velocemente dentro la cabina, prende lo specchietto, esce, lo alza e vi si specchia)

Ancora uno!
Merda!

(si stira un capello bianco con la mano dove tiene il coltello)

Amore. Si fa quel che si può.
Léccati e riléccati e poi...

(lancia lo specchietto dietro di sé e ride)

... e poi...

(si fa seria)

... via!

(si dirige lentamente verso la luce lampeggiante e vi si siede sopra osservando il coltello)

Ka-i-ma-no... 1997. Je sais tout.
Maintenant, je sais tout.
Il se passe que se passe!
Quel dommage!

(pausa; un fascio di luce la illumina, si volta lentamente a sinistra, sorride e assume una posizione maliziosa nascondendo il coltello dietro al suo fianco)

Posso chiamarti amore?

(pausa; si sporge per vedere la targa dell'auto appena arrivata)

Spain?
Mmmh!

(pausa)

Yo puedo llamarte mi amor?

(ride)

Solo por esta noche?

(sorride)

En este... momento?

(pausa)

Cinco… minutos?

(pausa)

Possiamo chiamarla... fraternidad!
Vale?
Perdona.
Non ho altre parole.
Non conosco poesie.
Po-e-sie!
Understand?

(pausa)

Come cazzo si dice in spagnolo poesie?

(gesticolando, estrae il coltello dal fianco, poi si sente un rumore di gomme che stridono sul terreno)

Dove vai?

(si alza)

Ehi, fermati. Non hai capito niente, ti assicuro!
Merd!

(guarda il coltello e poi lo getta a terra; grida di nuovo)

Sarò fresca di primavera per te...

(si avvia verso il fondo scena)

... oppure selvaggia come una scimmia... oppure nera!
Nera come non sono mai stata.
Sono parole!
Semplici ed inutili parole.
‘Immagina un mondo primitivo...’
Aspetta, com'era?
Si!
‘Vorrei volare amore mio...
Lasciati chiamare amore mio’.
Amore mio...

(grida)

Amoreeeee...

(si ferma sul fondo scena e poi torna indietro lentamente; guarda il coltello a terra, lo raccoglie, poi si volta di scatto alla sua destra)

Come?
Dormiva?
A... terra?
E’ caduta a terra?
Allora è ancora qui!
Non… non è andata via con…

( ride )

No, no.
Non rido di lei.
Si è fatta male?
Signora?
Signora Suffisant?
I suoi capelli. Sono tutti schiacciati.
Amore?
No! Nessuno ha gridato amore.
Le dispiace?
Niente da fare.
Andrà meglio la prossima volta, si.
Questo?

(osserva il coltello)

Era... era per il pane.

(ride)

Chi se ne frega della dieta, è vero.

(ride)

Paté de fois gras?
Si, si. Io ho il pane.

(rientra nella cabina velocemente e comincia a cercare)

Ma dove l'avrò messo?
Non importa.
Fermeremo il fornaio tra un'ora.
Dovrebbe passare tra un'ora.
E' così... educato.

(pausa)

Si!
Adesso vorrei dormire un po'.
E' quasi l'alba ed io... non voglio vedere l'alba.
In fondo, ho un lavoro di notte... in questa meravigliosa campagna.
Ed una bella compagnia.

(esce dalla cabina e si dirige lentamente alla sua destra; si ferma, porta velocemente il coltello in cabina e torna fuori)

Signora?
Signora Suffisant?
Volevo dirle che...
Che... sono felice che tutto sia come prima.
Sono bellissimi i suoi colpi di sole.
Come?
Troppo scuro?

(la ragazza si tocca il volto)

Lei dice un ombretto azzurro?
Un tocco di azzurro sulle palpebre…
Ma non ho più quindici anni.

(ride)

E’ vero!
Un tocco di giovinezza.
In fondo è primavera.
Domani colpi di sole!

(la ragazza sparisce lentamente alla destra della scena; le luci calano e resta solo la luce lampeggiante di color arancione del casello)






FINE