lunedì 30 luglio 2007

Notturno di confine

NOTTURNO DI CONFINE

(Y nadie la sabrà, nadie, porque ella sola supo de sì)

ESERCITAZIONE DRAMMATURGICA E ATTORIALE


(al centro del palcoscenico si trova una cabina per pedaggio autostradale; è notte e una luce lampeggiante di colore arancio aumenta e diminuisce l'intensità della luce con intervalli regolari; in alto, sulla cabina, una luce verde ad indicare che il casello è aperto; all'interno si trova una donna, sui trent'anni o poco più, con i capelli raccolti in una specie di 'crocchia' irregolare, tenuta su da un pettine che lei sta cercando di accomodare con le mani; in bocca ha una matita per il trucco e indosso una maglia, molto colorata, che la copre per tutto il torace; in sottofondo il rumore sordo, ma in lontananza, di motori; mentre la donna compie gesti preparatori, si sta guardando ad uno specchio molto piccolo che ha davanti a se, sul banco dove si trovano anche oggetti per il trucco, sigarette e monete)




DONNA:

Grazie!

(si toglie la matita dalla bocca e si gira verso la sua destra rivolta alla Signora Suffisant)

Ho detto grazie!
Signora?
Signora Suffisant, mi ha sentita?
Non...

(indica col dito le orecchie)

... non importa .
Accenda.

(gesticola indicando le orecchie)

L'ap - par - ec - chio!
Non deve sentirsi emarginata per questo.
E' ancora bella.
Bel-la... Gio-va-ne!
Ecco!
Grazie, ho detto.

(torna a ripetere i gesti iniziali)

Come perché?
Per la sua offerta.
E' bene... ogni tanto... qualche straordinario.
Ne ho bisogno.
Si stenda.
E si ricordi di abbassare la sbarra!

(si volta di nuovo verso la Signora)

Ho detto, si stenda pure!
Dor - mi - re!
Oh! Ancora spento!

(grida)

Dormire e abbassare la sbarra!
Non faccia come al solito, il suo casello è chiuso.
La notte è chiuso

(pausa)

Batterie?

(grida)

Siamo d'accordo così.
Non si deve preoccupare per me.
Il turno di notte lo faccio io, come sempre.
Si stenda, ora.
Sten - de - re!
Ooh!

(pausa; torna a guardarsi allo specchietto e fra se')

Non disturbarmi, adesso.
Non adesso!
Tu e la tua idea di ‘solidarietà’.

(un fascio di luce illumina per un attimo la donna; improvvisamente si volta verso la sua sinistra e stende un braccio verso l'esterno della cabina)

Quattordici franchi!

(col braccio sinistro simula di prendere monete che poggerà sul banco davanti a sé e si volta sullo specchietto)

Come?
No, signora, deve stare tranquilla! E' il nostro lavoro. Come può pensare...
come ...

(ride)

... può pensare che una ragazza come me...

(ride; si blocca davanti allo specchietto)

Ombretto troppo scuro?
La vista però ce l’ha buona!

(si tocca una palpebra, resta un attimo a fissarsi, poi si strucca velocemente e fra sé)

Devo far presto. Qualcosa... qualcosa di nuovo stasera.
Qualcosa di intonato alla...

(comincia a cercarsi attorno e trova un rossetto)

...alla... alla...
Ma dove l'avrò messo?

(grida)

Grazie!
Farò tesoro del suo consiglio.

(apre il rossetto)

Rosso papavero!

(si mette il rossetto rosso appena trovato poi si guarda allo specchietto e parla fra sé)

Mi trovi diversa? Su, come mi trovi stasera? Fresca? Mmmh! Ah, ah. Cosa dici? Ciliegia? Ogni sera un sapore nuovo?
No, non ciliegia... Indovina?

(si accende una sigaretta ed assume un atteggiamento sicuro di sé)

No!
Nemmeno!
Cosa?

(assume un'aria stupita)

E' così che vuoi?
Capito.
‘Sin dalla prima sera d'inverno.
Fiumi di parole.
L'anima scivola via’.
Niente romanticismo. Capito.
Parole al vento…
Già. Lo so, lo so.

(comincia a cercare con gesti meccanici e spenge la sigaretta)

Ma dove l'avrò messo?

(torna a guardarsi allo specchietto)

Cosa vuol dire 'non c'è da fidarsi'? Cerco solamente di scacciare la noia... la tua noia, con colori vivaci e parole… Per te, che tutti i martedì sera passi di qui, alla stessa ora, questa volta sarò fresca di primavera, intonata alla primavera.

(un altro fascio di luce illumina la donna, si volta di scatto alla sua sinistra e allunga il braccio)

Quattordici franchi!

(guarda la moneta)

No!
Questa moneta è scaduta.
Vede? Li - ber - té , e - ga - li - té, fra - ter - ni - té, 1977... E' tanto che non passa di qui, immagino!

(pausa)

Speak... french?
Merd!
Th... this... money... is...
is... mmmh...

(gesticola tentando di spiegare)

Ooo... oaa... ag...again! Oui... mmh... no, other, yes!

(fa cenno di prendere altre monete e le guarda sul palmo della mano indicandole)

No, no. Non altre monete.
Ooold... yes, old money...

(le guarda di nuovo e con aria di sconforto)

Oui... trés... much good, V ...very good!
Altri quattordici franchi... ha capito!
Ma non ha capito che questa moneta è vecchia!
E' importante, per me, spiegarle.
Gratuitamente, intendo.

(fa cenno di prendere altre monete)

No!
Non monete in più.
Gratis! Cioè cambiare!
Cambiare e comunicare... Understand?
Eeeeh! Va...va... bye!

(prende tutte le monete, vecchie e nuove, e le posa sul banco, poi torna a guardarsi allo specchietto, si blocca, prende una delle vecchie monete e la guarda da vicino)

Libertè... 1977... Je... ne... sais... rien.

(comincia a ridere prima lentamente, poi sempre più forte fino a quando si blocca e si volta verso la signora alla sua destra)

No!
No, signora Suffisant, non era lui.

(pausa)

Belli!
Colpi di sole?
Dove?
Ho detto, do-ve?
Dove li ha fatti?

(riprende a truccarsi)

Stia tranquilla.
Tran - quil - la!
Metterò una buona parola anche per lei.
Si, lo so.
E' pesante il turno di notte. Dorma!
Grazie per la sua solidarietà.
Farò il possibile, si! Dorma adesso.
E abbassi la sbarra!
Ma quale caparra?
Sbar-ra, ho detto.
Non voglio nessun cambio. Ho ancora una buona mezz'ora, contando gli straordinari.
I patti, ricordo.
Tutti nella stessa condizione.
Noi due nella stessa...

(si guarda allo specchio cercando di mantenere la calma; prende del cotone e si strucca nervosamente poi cerca di nuovo un altro rossetto e fra sé)

Controlla le parole.
Certi errori vanno evitati!
Dovresti sapere, ormai...

(continua a cercare e si accende una sigaretta)

... che quando si è soli...

(continua a cercare)

... di notte... troppe parole… rischi…

(prende un rossetto e lo apre)

Ecco!
Marrone cupo e...

(riprende a cercare con lentezza dandosi il rossetto che sarà marrone)

Ma dove l'avrò messo?

(prende un altro oggetto sul banco e vi legge sopra)

Terra di... di… Siena?

(apre la confezione con titubanza, l’annusa e si spalma la terra sul volto guardandosi allo specchietto, poi con aria soddisfatta)

Selvaggia!
Sei proprio una selvaggia.

(assume un atteggiamento grintoso, poi si alza in piedi spengendo la sigaretta e fra sé)

Ascoltami adesso!
Dal momento che godi della situazione.
Godi, si!
Figlio di papà!

(si scioglie i capelli e si spettina)

Ti sembra giusto che debba sempre stare qui, sola, di notte, pronta a soddisfare i tuoi bisogni... autostradali?
A riempire le tue tasche?
La mia mano preleva monete con un semplice gesto...

(imita il gesto di prendere monete, sorridente)

... a riempire le tue luride tasche!

(pausa)

Questa cabina ormai è piena della mia libertà.
Non te la rubo, la tua cabina, sta' tranquillo.

(allarga le braccia)

Es-plo-de-rà!

(pausa; si ricompone e fra sé)

No!
Non così.

(si guarda allo specchietto)

Credi che una donna non possa fare questo?
Credi che una donna sia pazza se fa questo?
Dicono che le donne sanno come truccarsi e che possono ritoccare il trucco ma non cambiarlo.
Che non possono sbagliare, in questi casi.
Perché dicono che le donne sono sicure di quello che vogliono.
Devono essere sicure.
Ma la pazzia… in fondo… qual è?

(pausa)

Erano donne così sicure un tempo.
Ora…

(pausa; si volta alla sua destra)

Come?
Immagina?
Devo immaginare un... ‘un mondo primitivo’?
Ah!
Di quelli dove si lavora solo per vivere.
Vi-ve-re!
Ma lo vuole accendere quel dannato apparecchio?

(pausa; poi con ironia)

‘Dove si respira aria di campi e grano falciato’, per caso?
Lo ha già detto.
L'altro ieri, si.
Non ricorda?
Misteri di questa campagna!

(ride)

Mondi dove non è facile viaggiare, suppongo.
Dove si può amare senza... complicazioni.
‘Può essere un paese di montagna o di mare’.
Dov'è che lo aveva letto?
‘Un mondo di lucciole e muscoli di braccia dalla pelle liscia che ti proteggono dalle brezze estive’...

(pausa)

Lo... lo ha inventato lei?
Fin dove arriva l'immaginazione!

(si tira indietro i capelli sospirando, si siede e prende una vecchia moneta)

Egalitè... 1977...

(sorride a lungo, poi torna seria e fra sé)

Di notte... troppa solidarietà... può essere pericolosa.
Attenta alle parole.

(pausa)

Ma dove l'avrò messo?

(prende un batuffolo di cotone e comincia a struccarsi; d'improvviso si blocca)

Chiamami Jane.
Sarò la tua scimmia.

(ride con gusto, poi si fa seria all'improvviso)

No!
Eppure ci stava bene adesso. Se solo ricordassi dove...

(si alza in piedi sempre guardando lo specchietto)

Voglio fare per sempre la tua scimmia. Se solo sapessi... Oh, ma tu non sai cosa vuol dire sbattere sempre su queste pareti di vetro mentre il tempo, prezioso, sfugge tra le mani rincorrendo fari sperduti nella... campagna.
Bella la campagna per voi, passanti, che aspettate una mano che vi conceda il passo.
Non ho tutto il tempo che hai tu di vederla di giorno, girovagando fra i tuoi fottuti caselli a controllare, ordinare, rimproverare…
Questi bellissimi giorni di primavera.

(con ironia)

‘Fra cumuli di nubi bianche e vento fresco profumato di sole’.

(si volta verso la Suffisant e ride)

Vero cara la mia Suffisant?

(pausa; si volta di nuovo sullo specchietto e fra sé)

Pagando anch'io un pedaggio... alla tua maledetta caserma di... vegetali... che aspettano un minimo di... di...

(pausa)

Merda!
Sarò la tua scimmia preferita se tu le regalerai la sua ban...

(si blocca, sorride e poi, di nuovo seria, imita i gesti di una scimmia; poi batte le mani sul banco facendo cadere le monete)

Ma dove l'avrò messo. Merda!

(un altro fascio di luce la illumina; si volta di scatto alla sua sinistra)

Quattordici franchi!
No! Non ho resto. Ho detto che non ho resto, compris?
Je n'ai pas... pas... de petite monnaie!
J ... ja? No, non...
Deutsch no! Com - pli - quée... C'est compliquée pour moi.
Difficult?

(pausa)

Basta!

(chiude violentemente il vetro alla sua sinistra gridando)

Fermé... closed!
CHIUSO!

(pausa; si volta lentamente a destra con una mano fra i capelli ed un'aria affranta e si accende una sigaretta)

Tranquilla, signora Suffisant, non era lui.
Stia tranquilla!
Vedo che l'apparecchio lo tiene acceso, quando vuole.
Finalmente!

Allora le batterie sono cariche.
Non lo tratterei mai così, sarebbe uno svantaggio.
Uno svantaggio per tutte e due...
... due!
Per le nostre due condizioni.
Dorma ancora dieci minuti.
Dieci minuti, per favore.
Ho detto dorma!
Ma se ci sente benissimo!
Presenterò il suo problema.
Se lo merita, certo, l’aumento.
Ma vuole abbassare quella sbarra?
Lo so, è l'ora.
Starà per passare.
Sarà qui, vicino.

(si siede e fra sé)

Oh!
Non disturbarmi adesso.
Non adesso!
Ma dove l'avrò messo?

(prende un pettine e si tira indietro i capelli; in seguito, con fare molto lento, riprende a struccarsi allo specchietto; si sofferma e si avvicina guardandosi un occhio)

Ancora una.
Merda!

(cerca un correttore)

Amore. Si fa quel che si può.
Lèccati e rilèccati e poi...

(si spalma del correttore sotto gli occhi)

E' una lotta. Non solo contro il tempo.

(pausa)

Contro lo sconforto.
Succede!
Succede che a volte non si ha fortuna nelle scelte, nei consigli.
Buone intenzioni.
Forse... saggi consigli.
Erano donne così sicure, una volta.
Ora…

(pausa)

Erano così… così agguerrite.
Ideali, probabilmente!
Ora… ancora, ma… forse…

(pausa)

Razionalità!
C'è bisogno di razionalità in casi estremi.
E in culo le emozioni.
Non si ammettono sconfitte.
Succede!
Se le vittorie sono lente... lentissime astrazioni.

(pausa)

No!
Non è così che sarò stasera.
Non posso rischiare, stasera.
Ne vale della mia ultima opportunità.
Sento che è l'ultima.
E allora una donna oggi sa come fare ma deve...

(si ferma, spenge la sigaretta e riprende a cercare con frenesia)

... deve lottare di più...
... di più... fino allo stremo.
Non...

(continua a cercare)

... non c'è quella solidarietà di una volta.

(si blocca sullo specchietto)

Solidarietà…

(riprende a cercare)

Maledizione!
Ma dov'è che l'ho messo?

(prende un rossetto nero sul banco e se lo mette)

Dove l'avrò messo?

(pausa)

Nera!
Nera non sono mai stata.

(si toglie la maglia ed appare con una sottoveste nera; poi comincia a frugare fra i trucchi, prende del cerone bianco e se lo spalma)

Sai, il nero tende alla sincerità.
L'ultima frontiera dei colori.
Dove si negano tutti i colori.
Dove si confondono tutti i colori.
Ammetto.
Ammetto la mia sottomissione!
La mia paura.
Ricco. Distinto.
Ipocrita!

(pausa)

Ma non siamo nel '77!
Je... ne... sais...
Io t'insegnerò qualcosa di più.

(un altro fascio di luce la illumina; si controlla allo specchio, poi si volta lentamente alla sua sinistra, osserva a lungo oltre il vetro chiuso e sussurra)

Fermé!

(sorride e lancia un bacio, fa cenno di no con la testa e saluta, poi torna a cercare fra i trucchi e prende una matita nera con cui si tinge le sopracciglia)

Fraternitè!
Quando meno te l'aspetti... da chi meno ti aspetti.
Ma dove... dove l'avrò...

(si sofferma guardandosi allo specchietto poi si volta lentamente alla sua destra)

‘Vorrei volare, amore mio...’
Si, si. Ho sentito.
Parola grande, lo so.
‘Vento violento in faccia di una notte di maggio.
Non ho poesie da raccontare. Non conosco poesie.
Ma lasciati chiamare amore mio.
Il gusto di una parola grande che ti esce dalla bocca...’

(si volta sullo specchietto e fra sé)

Poetica, la signora, per un aumento!

(si volta di scatto verso la signora e grida)

Il peso di una storia sulle spalle. La conosco la sua storia.
Ho capito, stia tranquilla, vedrò se è il caso di parlare così.
Insomma!
E va bene.
‘Sangue di figlio dalle labbra che si aprono fino a lacerarsi... labbra calde che hanno accolto il tuo...’

(abbassa la testa fra le braccia. Lunga pausa. Alza la testa lentamente verso lo specchietto)

Non esageriamo. La scongiuro.
Le parole sono parole, cara la mia signora!
Qui necessitano fatti!
E i fatti sono io a...
Come? Fatti furba?

(fra sé)

Maledette confidenze... di notte.

(voltandosi di nuovo verso la signora a destra)

Ho detto le parole!
Sono poche. Maledettamente poche, è vero, ma forse è meglio così.
Quelle poche che ci sono non possono esprimere tutte le sfumature e se fossero di più sarebbe… sarebbe ancora peggio.
Perché… perché direbbero troppo nel poco che c’è.

(pausa)

Come ha detto? Perché... impedirle?

(ride)

Le ricordo che sono io a pensare ai fatti!

(pausa; si volta sullo specchietto riprendendo lentamente a tingersi le sopracciglia, si sofferma e fra sé)

Ci sono momenti in cui è un piacere donare piacere.
Anche se la fibbia dei pantaloni preme dritta sulla gola e ti impedisce di respirare.

(pausa e fra se')

Marca CK impressa sul collo.

(pausa)

Ma non ti vuoi fermare.

(pausa)

Mani che premono sulla testa.
Non ti puoi più fermare.

(riprende lentamente a truccarsi le sopracciglia)

Fino a soffocare.

(pausa)

Ci sono momenti in cui si può morire per qualcuno.
Non è più momento.

(pausa; si blocca di nuovo)

Non è il solito dolore di quando si è soli.
Non è il dolore che amo, quando si è soli.
Quando ti alzi dal letto e vorresti tornarci subito... quando vorresti che le ore del giorno, del giorno che rimane, volassero via perché occupate da fantocci e ...
e...

(pausa; con ironia)

Erano così unite, le donne, un tempo.

(pausa; si accende una sigaretta e riprende a truccarsi)

Non so spiegare ma...
E' tempo di essere pericolosi.
E' stato un bel gioco covare rancori.
Poi si va oltre.
E si ride dei giochi passati.

(si blocca come se avesse un lampo, poggia la sigaretta e prende la maglia; fruga nelle tasche ed estrae un coltello)

Ero sicura.
Merda!
Stupida!

(pausa; riprende la sigaretta e assume un'aria accattivante)

Mi hai fatto male l'altra sera... più del solito.

(ruota il coltello fra le mani e vi si specchia)

Se vuoi, possiamo continuare a giocare.

(pausa)

Sai. Mi piacerebbe che tu pensassi un po' a me.
Voglio dire, ormai sono mesi che aspetto.

(pausa)

Con la compagnia della signora Suffisant.
Piccola, è una tenera signora.
Ancora bella.
Sola.
Sorda!
Avara!
I difetti si accentuano con l'età e si nascondono dietro ciglia finte e collagene da effetto collaterale.
La capisco.
E’ l’effetto di un confine… dopo la notte che sta per finire ed un brusco risveglio.
Sempre in anticipo per il cambio del turno.
Lei pensa che una ragazza come me, giovane, indifesa...
Poi vede sempre l'alba.
Lei vede sempre l'alba.
Che fortuna sfacciata!
Le spetterebbe, un aumento!
Sono vent'anni che fa questo mestiere...
Era il 1977.
Sempre qui, sola.

(pausa; prende la moneta vecchia sul banco)

1977.
Lei era qui.

(spenge la sigaretta, si volta a destra lentamente e sorride)

Dorme.
Senza spettinare quegli strani colpi di sole.

(guarda l'orologio ed ha uno scatto; lascia cadere la moneta sul banco)

Merda!
E' l'ora!

(si alza, prende un rossetto e scrive sul vetro davanti a sé)

Bien - ve - nu!

(si poggia il coltello sul petto)

Puntuale.
Fari gialli.
Abbaglia.
Una... due... tre!
Ci siamo.

(ride)

Come sempre.
Vicino...

(si mette in posa con nervosismo e si aggiusta velocemente allo specchietto)

... vicino.
Ci siamo.
Ti fermi.
Ti guardi attorno.
Certo che ti guardi attorno, non devi essere notato, t'immagini se qualcuno...
Va bene che siamo sperduti nella campagna, in questa meravigliosa campagna, notturna campagna.
Che forse vedrò anche di giorno dopo aver dormito una notte intera in un letto caldo.

(pausa)

Sempre fermo.

(inizia a spazientirsi)

Vuoi essere sicuro stasera.
Hai ragione.
Se si scoprisse!
La dipendente e il proprietario.
Un classico.
Sarò un muro, lo sai.
Di me ti puoi fidare, lo sai.

(ride)

Adesso puoi avvicinarti.
Non avrei nessun vantaggio a tradirti, anzi!
Avvicinati!
Sin dalla prima sera...

(ride con nervosismo)

… ricordi?
Galeotto... fu...lo...

(gira lentamente lo sguardo a destra, verso la Suffisant, seguendo la macchina appena ripartita e lentamente si fa seria)

... sguardo!
Dove vai?
Signora?
Signora Suffisant?
Mi sente?
Ha sbagliato, lo vede?
Accanto a lei.
Al suo casello.
Le avevo detto di abbassare la sbarra!
Gli dica che ha sbagliato casello!
Signora Suffisant?
Su , si svegli.
Accenda l'apparecchio.
Quel maledetto apparecchio!
Il suo casello è chiuso, non vede la luce rossa?
Maledette batterie!

(grida)

La luce rossa!

(cerca di mantenere la calma)

Su, avanti, avanti!
Gli dica che ha sbagliato...
Signora? Signora?

(batte col coltello sulla parete della cabina)

Gli dica che c'è un solo casello aperto la sera in questa campagna.
Che ci sono io... la sera... il martedì sera... la notte.
Lui capirà.
Gli... dica... Signora Suffisant... accenda la luce.
Dove... andate?
Gli... dica...

(pausa)

... almeno...

(abbassa le braccia e guarda il coltello fra le mani e si tira indietro i capelli)

... qualcosa di me.

(pausa)

Aaaah!

(sbatte contro le pareti e con rabbia)

Maledetta strega, viscida, schifosa!
Confidenze maledette.
Le tue teorie, le tue poesie, la tua solidarietà! Fraternité un cazzo.
Ne so qualcosa, io!
‘Siamo tutte uguali, tutte nella stessa condizione’.
No! Io non ti somiglio affatto.
Affatto.

(si calma)

Strane ricerche di compromessi, di fottuti, ipocriti equilibri.
Per poi ritrovarsi nuda in macchina e poi sola e poi...
Nessuno disposto a lasciarsi andare...
… semplificare… amare.
Nessuno… più...

(piange)

Ma... ma dove sono arrivata!
Cercavo solo un po’ di compagnia.
Penso di meritarla... in fondo.
E il tempo passa, le occasioni passano.
Brucio il poco tempo che rimane per sopravvivere.
Aspetto un principe, ancora.

(grida)

E che male c'è!
Questa stramaledetta debolezza che è sognare.
Cannibali! Branchi di cannibali.

(si calma, poi sorride)

Non si toglie mai i calzini, vedrai cara Suffisant.
Se sopporterai quella bella compagnia che ti può dare una sacrosanta scopata!
Un pompino con la cintura e la fibbia che ti preme dritta sulla gola.

(ride)

Liberté, Egalité, Fraternité.
Così dividiamo anche lui.
In nome di quegli ideali.

(pausa)

Turno intero stanotte .

(si guarda allo specchio e ride)

Lèccati e rinnòvati e... poi...

(torna seria)

Non mi porti via.
Ti avevo chiesto di non essere lasciata sola.
Non sai che spreco!
Quanto tesoro al vento, violento, di maggio.
Era per te. Una speranza … per lasciarsi andare.
Semplificare…
Era qualcosa di smarrito, o così minuscolo, tanto da non accorgerti che sono passata?

(pausa)

Fraternité.
Je sais tout ce qu’il y avait à savoir.

(prende la vecchia moneta sul banco)

Dovresti sapere, ormai, che quando si è soli di notte...
Tutti nella stessa condizione.
Cotonate o... naturali...
Ruvide o... lisce...
Troppa solidarietà!

(striscia la moneta sulla lama; poi apre lentamente la porta a destra ed esce, scalza, con il coltello in mano; avanza lentamente verso la luce lampeggiante e vi si siede sopra e comincia a respirare l'aria a pieni polmoni tirando indietro la testa)

Ognuno ha diritto di vivere una piccola emozione, dopotutto.
Dopo quello che rimane.
Dopo.

(pausa)

Niente rimorsi né vergogne.
Si è fatto quello che c'era da fare.
Forse... troppo.
E si perde l'olfatto, il tatto.
Mia cara signora Suffisant.
Questione di sopravvivenza.
Adesso capisco.
Povera!

(corre velocemente dentro la cabina, prende lo specchietto, esce, lo alza e vi si specchia)

Ancora uno!
Merda!

(si stira un capello bianco con la mano dove tiene il coltello)

Amore. Si fa quel che si può.
Léccati e riléccati e poi...

(lancia lo specchietto dietro di sé e ride)

... e poi...

(si fa seria)

... via!

(si dirige lentamente verso la luce lampeggiante e vi si siede sopra osservando il coltello)

Ka-i-ma-no... 1997. Je sais tout.
Maintenant, je sais tout.
Il se passe que se passe!
Quel dommage!

(pausa; un fascio di luce la illumina, si volta lentamente a sinistra, sorride e assume una posizione maliziosa nascondendo il coltello dietro al suo fianco)

Posso chiamarti amore?

(pausa; si sporge per vedere la targa dell'auto appena arrivata)

Spain?
Mmmh!

(pausa)

Yo puedo llamarte mi amor?

(ride)

Solo por esta noche?

(sorride)

En este... momento?

(pausa)

Cinco… minutos?

(pausa)

Possiamo chiamarla... fraternidad!
Vale?
Perdona.
Non ho altre parole.
Non conosco poesie.
Po-e-sie!
Understand?

(pausa)

Come cazzo si dice in spagnolo poesie?

(gesticolando, estrae il coltello dal fianco, poi si sente un rumore di gomme che stridono sul terreno)

Dove vai?

(si alza)

Ehi, fermati. Non hai capito niente, ti assicuro!
Merd!

(guarda il coltello e poi lo getta a terra; grida di nuovo)

Sarò fresca di primavera per te...

(si avvia verso il fondo scena)

... oppure selvaggia come una scimmia... oppure nera!
Nera come non sono mai stata.
Sono parole!
Semplici ed inutili parole.
‘Immagina un mondo primitivo...’
Aspetta, com'era?
Si!
‘Vorrei volare amore mio...
Lasciati chiamare amore mio’.
Amore mio...

(grida)

Amoreeeee...

(si ferma sul fondo scena e poi torna indietro lentamente; guarda il coltello a terra, lo raccoglie, poi si volta di scatto alla sua destra)

Come?
Dormiva?
A... terra?
E’ caduta a terra?
Allora è ancora qui!
Non… non è andata via con…

( ride )

No, no.
Non rido di lei.
Si è fatta male?
Signora?
Signora Suffisant?
I suoi capelli. Sono tutti schiacciati.
Amore?
No! Nessuno ha gridato amore.
Le dispiace?
Niente da fare.
Andrà meglio la prossima volta, si.
Questo?

(osserva il coltello)

Era... era per il pane.

(ride)

Chi se ne frega della dieta, è vero.

(ride)

Paté de fois gras?
Si, si. Io ho il pane.

(rientra nella cabina velocemente e comincia a cercare)

Ma dove l'avrò messo?
Non importa.
Fermeremo il fornaio tra un'ora.
Dovrebbe passare tra un'ora.
E' così... educato.

(pausa)

Si!
Adesso vorrei dormire un po'.
E' quasi l'alba ed io... non voglio vedere l'alba.
In fondo, ho un lavoro di notte... in questa meravigliosa campagna.
Ed una bella compagnia.

(esce dalla cabina e si dirige lentamente alla sua destra; si ferma, porta velocemente il coltello in cabina e torna fuori)

Signora?
Signora Suffisant?
Volevo dirle che...
Che... sono felice che tutto sia come prima.
Sono bellissimi i suoi colpi di sole.
Come?
Troppo scuro?

(la ragazza si tocca il volto)

Lei dice un ombretto azzurro?
Un tocco di azzurro sulle palpebre…
Ma non ho più quindici anni.

(ride)

E’ vero!
Un tocco di giovinezza.
In fondo è primavera.
Domani colpi di sole!

(la ragazza sparisce lentamente alla destra della scena; le luci calano e resta solo la luce lampeggiante di color arancione del casello)






FINE

1 commento:

xerxes ha detto...

è bello m. ha un ritmo crescente.
Una attesa straziante... in alcuni momenti mi ha fatto venire in mente il deserto dei tartari per quel clima di eterna attesa mentre la vita si consuma inutilmente aspettando e bramando qualcosa.